ROAD TO PARIS ’24: LA GRANDE STORIA DELLE OLIMPIADI (1 di 3)

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Il 26 luglio prenderà il via a Parigi la 33ma edizione dei Giochi Olimpici estivi, che segnano il ritorno dei cinque cerchi nella capitale francese dopo un secolo esatto, in Europa dopo dodici anni (Londra 2012) e la ripresa della regolare scadenza quadriennale, dopo la dolorosa eccezione di Tokyo a causa della pandemia.

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on questi Giochi, Parigi diventa una delle due sedi (anche qui insieme a Londra) ad aver ospitato tre edizioni olimpiche (1900 e 1924 le precedenti), seppur dopo un’attesa lunga cento anni. I numeri saranno come sempre da capogiro: 32 discipline per un totale di 329 eventi da medaglia, 11.182 atleti partecipanti, provenienti da 206 nazioni. Numeri non da record ma comunque impressionanti, per quello che resta l’evento sportivo più coinvolgente e simbolico dell’umanità. Per celebrarlo, Sport One ha deciso di riproporre ai propri lettori, in versione riveduta e aggiornata, la ricostruzione della storia olimpica che realizzammo nel 2016, prima dei Giochi di Rio, per le prime Olimpiadi dopo la creazione del nostro blog. Per rinfrescarvi la memoria in attesa delle imprese parigine.

1- I GIOCHI OLIMPICI NELL’ANTICA GRECIA

Non si possono raccontare le vicende delle Olimpiadi moderne senza partire da quelle antiche, di cui vengono disputate ben 292 edizioni dal 776 a.C. al 393 d.C., quando l’imperatore romano Teodosio ne decreta la scomparsa, assieme a tutti gli altri riti pagani, per riconquistare i favori dell’arcivescovo di Milano, Ambrogio di Treviri, adirato con lui a causa della brutale violenza con cui aveva soffocato i tumulti di Tessalonica di tre anni prima.

I Giochi Olimpici nascono come gare pubbliche organizzate in tutta la Grecia in onore di Zeus, padre degli dei, e ad uno status molto prossimo alla divinità vengono elevati i vincitori di tali gare, a testimoniare l’importanza centrale della competizione e dell’agone nella cultura greca. I giochi panellenici, ovvero disputati in tutta la Grecia, non sono solamente quelli olimpici (che rimangono comunque quelli più antichi), ma vengono celebrati anche i giochi istmici, pitici e nemei, e la loro creazione sarebbe riconducibile al mito di Pelope, eroico vincitore della corsa di carri indetta da Enomao, re dell’Elide, con in premio la mano della figlia Ippodamia.

La partecipazione ai Giochi Olimpici dell’antichità, oltre che riservata ai soli uomini adulti (sia per gli atleti che per gli spettatori, per l’ammissione delle donne bisognerà attendere il IV secolo a.C.) è anche limitata, almeno per le prime quaranta edizioni, ai soli abitanti del Peloponneso, e solo in seguito estesa a tutti i cittadini greci, che devono inoltre giurare di rispettare le regole dei Giochi e dimostrare di non aver commesso alcun delitto nei dieci mesi precedenti. Le prime tredici edizioni constano di una sola gara, lo stadion, equivalente a una moderna prova di velocità, disputata su un rettilineo di 192 metri, mentre dalla quattordicesima in poi viene inserito il diaulos, corsa su distanza doppia. Arriveranno in seguito il dolichos, corsa di fondo, il pentathlon (corsa, salto in lungo, lancio del giavellotto, del disco e lotta), il pugilato, l’oplitodromos (corsa con le armi), il pancrazio (sorta di lotta libera molto violenta) e le corse coi carri. I Giochi hanno cadenza quadriennale e durano cinque giorni, durante i quali viene proclamata l’ekecheiria, la tregua sacra che sospende ogni guerra in corso tra le varie città-stato greche.

Tutte le edizioni dei Giochi antichi si svolgono nell’Ellade, con l’unica eccezione dell’edizione dell’80 a.C., quando il dittatore romano Lucio Silla tenta di farli disputare a Roma. In origine gli unici premi tangibili per i vincitori consistono in una corona di ulivo e in una palma, entrambi provenienti dagli ulivi dell’Altis, il recinto sacro di Olimpia (dove ancora oggi si tiene la cerimonia di accensione della fiamma olimpica). Con il passare del tempo, però, le ricompense diventeranno più sostanziose, regalando ai vincitori ricchezze anche considerevoli.

Tra i numerosi campioni dell’antichità tramandatici dalla storiografia greca ricordiamo Milone di Crotone (vincitore della lotta in sei edizioni dei Giochi dal 540 al 516 a.C.), Leonida di Rodi (campione in 12 gare di corsa in quattro differenti edizioni, dal 160 al 152 a.C.) e Melancoma di Caria (pugile dotato di un’eccezionale abilità nello schivare i colpi avversari, campione nel 49 d.C.).

I numeri saranno come sempre da capogiro: 32 discipline per un totale di 329 eventi da medaglia, 11.182 atleti partecipanti, provenienti da 206 nazioni.

2- DE COUBERTIN E LA RINASCITA DEI GIOCHI

Tutto comincia (anzi, ricomincia) il 25 novembre 1892, giorno in cui, durante un’importante assemblea a tema sportivo all’università della Sorbona di Parigi, Pierre de Coubertin propone ufficialmente la ripresa in chiave moderna dei Giochi Olimpici. De Coubertin è un barone francese di lontane origini italiane, grande appassionato e studioso di pedagogia, con particolare riferimento al ruolo formativo dello sport in senso fisico, morale e sociale. Due anni dopo, il 16 giugno 1894 e sempre a Parigi, 79 rappresentanti di società sportive di 12 diverse nazioni sono riuniti in un congresso internazionale incentrato sulla distinzione tra dilettantismo e professionismo. All’ottavo punto dell’ordine del giorno, però, è prevista una discussione sulla possibilità di reintrodurre i Giochi. Il 23 giugno, ultimo giorno del congresso, i delegati sottoscrivono l’impegno a riprendere le Olimpiadi, affidandone l’organizzazione a un ente specifico, il CIO, Comitato Olimpico Internazionale, di cui lo stesso De Coubertin diviene presidente. Manterrà questa carica quasi ininterrottamente fino al 1925, divenendone successivamente presidente onorario fino alla sua morte, avvenuta a Ginevra nel 1937. Come tributo al suo generoso ed instancabile impegno verso le Olimpiadi, il suo cuore è custodito in una stele di marmo sulla piana di Olimpia.

Pur animato dalle migliori intenzioni, il neonato Comitato Olimpico deve affrontare problemi di non poco conto prima di poter far ripartire la storia a cinque cerchi. Quattro in particolare sono le questioni sul tavolo: la cadenza dei Giochi, la continuità rispetto alla tradizione classica, l’annosa questione tra atleti dilettanti e professionisti e la promozione dei Giochi presso tutti i Paesi del mondo per invitarli a partecipare. Quanto al luogo di svolgimento della prima edizione, una volta scartate le ipotesi di Parigi (per legarla all’Esposizione Internazionale in programma nel 1900) e Stoccolma, la scelta cade inevitabilmente sulla capitale della nazione dove tutto ha avuto inizio, Atene.

De Coubertin guida il CIO nella direzione che egli considera più rispettosa della tradizione classica: svolgimento quadriennale, alternanza delle sedi, partecipazione limitata ai dilettanti ed esclusione delle donne dalle competizioni. Come ben sappiamo, solo i primi due punti rimarranno immutati nel tempo, mentre i successivi verranno ben presto resi obsoleti dal moderno concetto di pratica sportiva e dall’emancipazione femminile. Per molti anni il barone De Coubertin verrà considerato, a torto, un fanatico della pratica dilettantistica a dispetto di quella professionistica dello sport; tutto parte dalla sua frase più celebre, “l’importante è partecipare, non vincere”, a lungo intesa come una pietra tombale sull’agonismo finalizzato al risultato e ai susseguenti guadagni, elementi tipici del professionismo. De Coubertin, da uomo illuminato quale è, saprà invece evolvere il proprio pensiero, giungendo a un pragmatismo che lo condurrà a definire superata e antistorica la concezione di dilettante di tipo inglese, di origine vittoriana. Dovranno comunque trascorrere molti anni prima che il buon senso elimini l’ipocrisia dilettantistica dalle Olimpiadi, così come occorrerà del tempo prima che i Giochi vengano aperti ufficialmente alle donne. A Parigi nel 1900 vengono ammesse solo le tenniste, seguite quattro anni dopo a Saint Louis dalle tiratrici con l’arco; per il nuoto femminile bisognerà attendere Stoccolma 1912, addirittura Amsterdam 1928 per ginnastica e atletica leggera. Ancor più lungo (1975 e 1981) sarà il tempo necessario perché il CIO inizi a risolvere l’anacronistica esclusione dei professionisti dalle competizioni olimpiche, demandando a ciascuna Federazione le regole di eleggibilità olimpica dei propri atleti; nel frattempo saranno in molti a farne le spese, vedendosi revocare medaglie e titoli solo per aver percepito denaro in qualche gara casalinga. Surreale, ad esempio, il caso dello statunitense Jim Thorpe, che a Stoccolma 1912 vince con distacchi siderali sia il pentathlon che il decathlon, ma che l’anno seguente si vede togliere entrambi gli ori per aver percepito 15 dollari a settimana, anni addietro, per giocare in una lega minore di baseball!

Sempre da un’idea del barone De Coubertin nasce, nel 1914, il simbolo olimpico a 5 cerchi intrecciati in rappresentanza dei 5 continenti (Europa, Asia, America, Africa e Oceania) e non, come vorrebbe una leggenda metropolitana, dei cinque colori componenti tutte le bandiere del mondo. I 5 cerchi vengono utilizzati per la prima volta ad Anversa nel 1920, la stessa edizione in cui viene letto per la prima volta il giuramento dell’atleta, scritto anch’esso da De Coubertin. Nel corso degli anni il testo subirà numerose modifiche, la prima delle quali letta a Roma 1960 da Adolfo Consolini, fino alla sua versione attuale, letta per la prima volta a Sydney 2000: “A nome di tutti gli atleti prometto che parteciperemo ai Giochi rispettando e osservando le norme che li regolano, impegnandoci verso uno sport senza doping e senza droghe, in autentico spirito di sportività, per la gloria dello sport e l’onore delle nostre squadre”. L’inno olimpico, eseguito già ad Atene 1896 e musicato da Spyros Samaras su testo di Kostis Palamas, diviene ufficiale solo nel 1958.

Storia diversa, invece, per un altro dei simboli olimpici universalmente più conosciuti: la fiaccola. Approvata nella sessione del CIO del 1934 su proposta di Carl Diem, segretario generale dei Giochi di Berlino 1936 (e degli scavi che riporteranno alla luce l’antico stadio di Olimpia), viene accesa per la prima volta proprio in quella edizione per portare il fuoco olimpico, passando con una lunghissima staffetta da un tedoforo all’altro, da Olimpia fino alla città sede dei Giochi, dove accende il braciere, posto nel punto più alto dello stadio, che viene poi spento solo al termine della manifestazione.

3- DA ATENE 1896 A LONDRA 1908

I Olimpiade, Atene (GRE), 6 aprile – 15 aprile 1896
Atleti: 241, 2 Italiani (solo uomini)
Nazioni: 14
Gare 43
Dichiarazione d’apertura: re Giorgio I di Grecia
Medagliere: USA 20
Le difficoltà economiche da superare per far partire la prima Olimpiade moderna sono molte, ma alla fine vengono superate grazie soprattutto all’intervento di Georgios Averoff, ricchissimo uomo d’affari greco residente da tempo in Egitto, che dona alle casse olimpiche la metà del budget necessario per lo svolgimento dei Giochi. Così, il 6 aprile 1896, lo statunitense James Connolly diventa il primo campione olimpico dopo oltre 15 secoli vincendo, nello stadio Panathinaikos di Atene, la gara di salto triplo. Il momento più alto di questa edizione è ovviamente rappresentato dalla maratona, che si corre lungo il percorso storico che unisce appunto la città di Maratona ad Atene. A vincerla sarà proprio un greco, Spiros Louis, un contadino di Maroussi capace di arrivare al traguardo con oltre 7 minuti di vantaggio sul secondo, anch’egli greco, il favorito della vigilia Harilaos Vassilakos. La presenza italiana è limitata a Giuseppe Rivabella nel tiro a segno e al conte Angelo Porciatti nel ciclismo su pista, mentre non viene purtroppo ammesso alle gare per leso dilettantismo (avendo percepito dei premi in denaro in gare precedenti) il podista milanese Carlo Airoldi, giunto ad Atene dopo un incredibile viaggio con oltre 1.300 km percorsi a piedi. La sua storia commuoverà a tal punto l’opinione pubblica greca che Airoldi sarà comunque ricevuto a palazzo reale dal principe ereditario greco.

II Olimpiade, Parigi (FRA), 14 maggio – 28 ottobre 1900
Atleti: 1.470 (22 donne), 26 Italiani
Nazioni: 28
Gare 95
Dichiarazione d’apertura: presidente della Repubblica francese Emile Loubet
Medagliere: Francia 109, Italia 5
I Giochi si svolgono all’interno dell’Esposizione Universale, venendone quasi del tutto oscurati al punto che molti atleti, le cui gare si tengono dentro diverse sezioni dell’Expo, non si renderanno neppure conto di stare partecipando alle Olimpiadi. Si mette comunque in evidenza lo statunitense Alvin Kraenzlein, vincitore di 4 ori nell’atletica; le donne sono ammesse solo nel tennis, dove l’inglese Charlotte Cooper diviene la prima campionessa olimpica della storia. Arriva un pezzo di storia anche per l’Italia, con la prima medaglia in assoluto, l’argento nel salto in lungo a cavallo del conte vicentino Gian Giorgio Trissino, in sella a Oreste. Il 2 giugno lo stesso cavaliere e lo stesso cavallo conquisteranno anche il primo oro olimpico italiano, aggiudicandosi la gara di salto in alto a pari merito con il francese Garderes. Soddisfazioni azzurre anche dalla scherma, con Conte e Santelli rispettivamente oro e argento nella sciabola per maestri. La competizione è comunque molto scadente e caotica, al punto da costringere lo stesso De Coubertin ad ammettere il disastro.

III Olimpiade, Saint Louis (USA), 1° luglio – 23 novembre 1904
Atleti: 651 (6 donne), nessun italiano
Nazioni: 12
Gare 91
Dichiarazione d’apertura: presidente dell’Esposizione Internazionale della Louisiana David Francis
Medagliere: USA 239
Se quella di Parigi era stata una pessima edizione, quella di Saint Louis riesce ad essere ancora peggiore e rischia di trascinare verso la fine l’intero movimento olimpico. L’errore sarà, ancora una volta, quello di associare la manifestazione sportiva all’Esposizione Universale, aggravato dalle ovvie difficoltà logistiche per tutte le squadre europee rispetto a un viaggio tanto lungo e costoso. Molte saranno le gare che vedranno al via solo atleti statunitensi, e non c’è quindi da stupirsi se gli USA domineranno il medagliere. Tra i vincitori degni di rilievo vanno ricordati Archie Hahn (60, 100 e 200 metri piani), Harry Hillman (400 piani, 200 e 400 ostacoli), James Lightbody (800 e 1500 metri piani) e Ray Ewry, “la rana umana”, che in tre edizioni (1900-1908) coglierà ben 10 ori in tutti i tipi di salto tra cui quello in lungo da fermo, specialità poi cancellata nel 1912. Per la prima volta vengono consegnate medaglie d’oro, argento e bronzo ai primi tre classificati.

Nel 1906 si tengono dei Giochi intermedi ad Atene, fortemente voluti dalla casa reale greca ma altrettanto fortemente contrastati da De Coubertin, convinto fautore dell’alternanza delle sedi. Il livello tecnico della manifestazione sarà molto più elevato di quello di Saint Louis, ma non verrà mai riconosciuta formalmente nel novero delle edizioni olimpiche.

IV Olimpiade, Londra (ENG), 27 aprile – 31 ottobre 1908
Atleti: 2.024 (44 donne), 67 Italiani
Nazioni: 23
Gare 110
Dichiarazione d’apertura: re Edoardo VII d’Inghilterra
Medagliere: Gran Bretagna 133, Italia 4
Alfiere italiano: Pietro Bragaglia
Quella del 1908 sarebbe dovuta essere la prima edizione italiana delle Olimpiadi, con sede a Roma, invece rinunciamo per problemi economici e il CIO dirotta la sua scelta su Londra, che in soli due anni costruisce un nuovo stadio polivalente e, in generale, organizza al meglio i Giochi, riscattando tutto il movimento dalle delusioni degli anni precedenti. Per la prima volta viene codificata la distanza della maratona, 42,195 km, battezzata da una gara epica in cui l’italiano Dorando Pietri entra per primo nello stadio ma, distrutto dalla fatica, impiega quasi 10 minuti per percorrere gli ultimi metri. A pochi passi dall’arrivo viene aiutato da un commissario a tagliare il traguardo e per questo verrà in seguito squalificato. Questa vicenda lo consegnerà comunque ai libri di storia, al punto che la regina Alessandra gli consegnerà una coppa d’argento come premio di consolazione. I due ori italiani arrivano da Porro nella lotta greco-romana e da Braglia nella ginnastica, mentre Lunghi negli 800 metri piani deve arrendersi a Melvin Sheppard, statunitense, che vincerà anche i 1500 e i 1600 a staffetta. L’altro grande protagonista di questi Giochi, insieme a Sheppard, è un atleta di casa, il nuotatore Henry Taylor, vincitore di 3 ori nei 400 metri, nei 1500 e nella staffetta 4×200. Curiosamente, Taylor partecipa anche al successo britannico nella pallanuoto, avendo preso parte a una partita del girone preliminare.

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Gianluca Puzzo

2 commenti

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  • Sei partito dagli albori di una storia affascinante e senza tempo. Grazie per averla ricostruita così interessante.

  • Le Olimpiadi rappresentano l’apice di qualsiasi atleta, basti pensare come ad esempio, la nazionale di pallacanestro statunitense schiererà i migliori atleti rispetto alla versione light dell’ultimo mondiale.
    Per qualcuno la partecipazione rappresenta già il traguardo della carriera, per altri invece l’ambizione di una medaglia è il suggello di una carriera, indipendentemente dai risultati in altre competizioni quali possono essere un campionato europeo o un mondiale.
    Una scorpacciata senza precedenti di sport e atleti internazionali, eventi che finalmente potremo assistere in linea con i nostri orari, un mix di culture, tradizioni ed esperienze, pensate come un’atleta del Lesotho che nella cerimonia d’inaugurazione potrebbe trovarsi vicino Lebron James.
    A proposito, invito a seguire la nazionale di pallacanestro del Sud Sudan.
    Certo piacerebbe assistere ad uno spirito olimpico, soprattutto rivolto in quei luoghi dove guerra e morte, non fanno nemmeno più notizia.

Gianluca Puzzo

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