Blindato da una clausola di cento milioni, capocannoniere del campionato con una media realizzativa di un gol ogni novantanove minuti (praticamente uno a partita), e autore di una tripletta prepotente domenica scorsa, Andrea Belotti è il player of the week dell’ottava giornata di ritorno di Serie A. L’attaccante granata ha giocato una gara strepitosa contro il Palermo, sua ex squadra, creando pericoli costanti alla porta avversaria già nelle prime fasi del match, per poi demolirla nella ripresa con tre segnature da ariete puro.
Giornata ricca di gol anche l’ultima appena trascorsa, in cui si sono messi in luce tre protagonisti del nostro torneo, che già abbiamo eletto come player of the week nelle giornate precedenti: Mertens, Perisic e Immobile. Il primo ha firmato i gol del successo del Napoli in casa della Roma, che avvicina gli azzurri ai giallorossi nella lotta al secondo posto; il secondo ha spianato la strada alla vittoria dell’Inter in Sardegna contro un Cagliari demotivato, rifacendosi così della sconfitta dell’andata (ricordate Melchiorri?); il terzo ha condotto i suoi al trionfo al Dall’Ara contro un Bologna poco propositivo e che in casa, a dir la verità, sta offrendo più dolori che gioie ai propri tifosi. Applausi per l’Udinese, brava ad imbrigliare la Juventus ed a costringerla al primo pareggio stagionale (i campioni d’Italia aumentano comunque il vantaggio sulla Roma, seconda), mentre qualche rammarico resta ai supporter dell’Atalanta, incapace di superare la resistenza della Fiorentina e superata in graduatoria nuovamente dalla Lazio. Nelle altre sfide, spiccano le affermazioni di Milan, Sampdoria e Genoa, le prime due in casa contro Chievo e Pescara, la terza in trasferta ad Empoli.
Come abbiamo più volte affermato, in questo periodo cerchiamo spunti che possano offrire chiavi di lettura diverse al campionato, al di là degli obiettivi stagionali di ogni compagine, che quest’anno più che mai sembrano già sentenziati a più di due mesi dal termine, eccezion fatta per le qualificazioni in Champions ed Europa League. Molte gare non hanno mordente, caratterizzate da squadre la cui stagione ha ben poco da dire; e allora, puntiamo i fari sui giocatori che si mettono in luce domenica dopo domenica.
Certamente, il nostro punto di riferimento deve essere l’importanza della gara: un match come Roma – Napoli è senza ombra di dubbio tecnicamente, agonisticamente e tatticamente molto più interessante e difficile da giocare di un Torino – Palermo, se non altro quest’anno. Ciononostante, piuttosto che premiare due spunti singoli, anche se decisivi, che hanno spostato gli equilibri del match clou, preferiamo elogiare chi, nonostante ci fosse poco in gioco, è stato pericoloso dall’inizio fino al triplice fischio finale, dimostrando tanta voglia di fare e regalando ai tifosi ed a noi appassionati gioie ed emozioni che altrimenti non avremmo mai potuto sperare di avere.
Nel match dell’Olimpico Gran Torino, ci mette poco Belotti a far paura agli avversari. Dopo appena cinque minuti recupera palla sulla linea di centrocampo ed arriva fin dentro l’area, dove fa partire un sinistro controllato con difficoltà da Posavec. Al minuto ventitre si scaglia come una furia su Aleesami, strappandogli il pallone, lo difende da terra dall’avvento di Adelkovic e in scivolata lo serve al compagno Iago Falque che prova un tiro a giro dal limite che termina alto. Dopo il gol a sorpresa degli ospiti, firmato Rispoli, è ancora lui a guidare la carica: al 38’ sovrasta l’alto centrale rosanero, Cionek, impattando di testa un cross sul secondo palo di Zappacosta, senza trovare però lo specchio della porta. Il primo tempo si chiude col Torino in svantaggio, nonostante uno strapotere fisico del Gallo che fa da preludio allo show della ripresa.
Alla ricerca della rimonta, Mihajlovic ridisegna un Torino a trazione anteriore negli ultimi venti minuti del match: la pressione che ne deriva costringe gli avversari ad arretrare e tutta la squadra si riversa in avanti, offrendo un aiuto maggiore a Belotti. Al minuto 73 arriva il gol tanto cercato: sul corner carico di effetto calciato da Iturbe, Posavec sbaglia il tempo dell’uscita e sulla sfera si catapulta ovviamente proprio il numero nove, che quasi con sufficienza spinge il pallone in rete di testa, siglando il sesto gol nelle ultime cinque gare. La zuccata vincente dà il là alla cavalcata granata, guidata ovviamente dal suo condottiero: tre minuti dopo l’1-1 capitalizza al meglio uno schema da calcio piazzato grazie al perfetto assist di Ljajic; il suo destro al volo non offre scampo a Posavec, che si vede superato per la seconda volta. Il gesto è di una difficoltà estrema, se si considera che il pallone arriva da dietro e l’attaccante riesce ad impattarlo alla perfezione, infliggendogli una forza inaudita. Il terzo sigillo lo piazza ancora di testa, su cross dalla sinistra di Ljajic: ancora una volta Posavec buca l’intervento e ancora una volta Belotti lo punisce con un colpo di testa preciso. Rivedendo le immagini, sembra che il numero nove salti in area da solo: in realtà sarebbe anche marcato, ma la sua prepotenza fisica è troppa per i difensori palermitani.
Alla fine della gara, mentre il Gallo Belotti si porta a casa il pallone firmato da tutti i suoi compagni, il presidente del Torino, Urbano Cairo, gongola in televisione per il nuovo gioiello di casa. 22 gol in 23 gare, ad una rete da Messi per la corsa alla Scarpa d’oro, significano una capacità di segnare fuori dal comune, per un ragazzo del 1993 che può davvero fare faville in futuro, per il suo Toro e per la Nazionale. E mentre tutti cercano possibili paragoni con campioni del passato, da Vialli a Casiraghi, da Pulici a Graziani (per rimanere in orbita granata), più lo vediamo in azione e più ci ricorda in maniera incredibile un altro campione, che ha fatto la storia sì, ma dei cartoni animati: riguardate la progressione palla al piede o la potenza dei suoi tiri; se con l’immaginazione provate ad arrotolare le maniche della sua maglia, non vi sembra di rivedere Mark Lenders?