SINNER, IL TRIONFO DELLA STRAORDINARIA NORMALITà

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In una finale quasi senza storia contro Fritz, Jannick Sinner vince gli US Open 2024, suo secondo Slam stagionale e mette quasi matematicamente al sicuro il primo posto mondiale almeno fino al termine della stagione.

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arebbe servito ben altro che un pur volenteroso Taylor Fritz per battere uno Jannick Sinner neppure al 100% ma oramai dotato di una solidità inarrivabile per quasi tutti gli altri. Questo, in estrema sintesi, il “fil rouge” della finale maschile degli US Open 2024, vinta dall’italiano in tre set con il solo ultimo parziale passato per una decina di minuti dalla parte dell’americano quando, al termine di un’orgogliosa sfuriata che ha risollevato il pubblico di casa, Fritz si è trovato avanti 5-3. Lì, però, le energie per la sfuriata (tre game di cannonate a tutto braccio su ogni palla) sono finite, e contemporaneamente Sinner ha alzato il ritmo del suo palleggio, rifilando due break consecutivi al rivale e quattro giochi di fila fino al 7-5 finale. Fritz è stato orgoglioso nel mettercela tutta quantomeno per arrivare al quarto, ma se fosse in grado di giocare due ore a quel ritmo folle non avrebbe raggiunto solo ieri la prima finale Slam della sua carriera. Aggrappato alla prima di servizio e alle sparate di dritto, non aveva altre armi né altre varianti tattiche per uscire dalla ragnatela di granito che Sinner gli stava via via costruendo intorno, e alla fine deve ringraziare la non perfetta forma del numero uno per aver evitato un punteggio ben più severo. E la cosa che dà maggiormente il senso della forza di Sinner è che tutta questa sensazione di ineluttabilità e disarmo sia riferita al numero sette del mondo, sette, non settanta.

Aggrappato alla prima di servizio e alle sparate di dritto, (Fritz) non aveva altre armi né altre varianti tattiche per uscire dalla ragnatela di granito che Sinner gli stava via via costruendo intorno…

Come possono sole sei posizioni di distanza giustificare una tale differenza di spessore? E come mai una così grande prova di forza non abbia in realtà quasi nulla di appariscente, di spettacolare e indimenticabile al di là del risultato stesso? Risposta: per la semplicità disarmante con cui questa viene messa in campo. Sinner ha una forza mentale inarrivabile e, consapevole di non essere in un momento di gran spolvero del suo tennis, ha costruito su questa consapevolezza due settimane di tennis potente e regolare, con poche fiammate ma, in compenso, con pochissimi errori. Come ha detto ieri la ex numero uno del mondo Justin Henin in un’intervista prepartita: “Sinner è l’unico in grado di giocare a quel ritmo e di farlo per tre-quattro ore, senza flessioni”. Una straordinaria normalità, insomma. E tanto basta oggi, soprattutto al meglio dei cinque set, contro tutti ad eccezione di Alcaraz, che non a caso si è annesso gli altri due Slam stagionali che non ha vinto il nostro, ma che ha ben altri problemi di continuità e tenuta fisica. Nessun altro è in grado di giocare mille colpi a rimbalzo senza sbagliare su entrambe le diagonali, con potenza e profondità tali da scoraggiare attacchi che non siano velleitari, nessun altro è in grado di trovare aggiustamenti e soluzioni tattiche in corso d’opera per rispondere alle sollecitazioni dell’avversario; in sintesi, oggi Sinner è quanto di più vicino a Djokovic si possa immaginare, e lo è a soli 23 anni. Con in più la forza della normalità: Sinner non urla, non sbraita, non spacca racchette, non se la prende col pubblico. Già ieri, alla premiazione, parlava di lavoro, di allenamenti, di migliorare quello che non va. Non sarà divino come Federer, talentuoso come McEnroe, feroce come Nadal, ma che orgoglio vedere un ragazzo italiano così forte e al tempo stesso così tranquillo.

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Gianluca Puzzo

2 commenti

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  • Condivido al 100% il tuo commento-analisi. Aggiungo che, a mio parere, oggi esistono solo 3/4 giocatori in grado di giocarsela con Sinner con tutti gli altri è di una superiorità disarmante. Grazie per il commento.

  • Come avvenuto per l’oro di Jacobs e Tamberi a Tokyo 202(1) poi capaci di trascinare l’intero movimento, mi piace pensare che vedere un connazionale su quel livello e con quei risultati invidiati nella storia ad altri tennisti, stia spingendo proprio i “colleghi” a fare meglio e bene, innescando un click di emulazione.
    Avanti così, in un tempo mai visto così.

Gianluca Puzzo

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