
Sinner trionfa a Miami, scavalcando Alcaraz al secondo posto del ranking. Djokovic è distante mille punti, mentre lo spagnolo è indietro solo di 65 rispetto all’italiano; con la stagione sul rosso ormai alle porte, chi è il favorito per il trono?
Archiviato il “Sunshine Double” con la netta vittoria in finale di Sinner su Dimitrov, è tempo di analizzare i vertici della classifica ATP con più di un occhio rivolto all’imminente stagione sulla terra rossa, che quest’anno ospiterà, oltre ai consueti appuntamenti, anche il torneo olimpico, sorta di Roland Garros bis. Innanzitutto, la situazione attuale: Djokovic, malgrado la fallimentare campagna americana (fuori con Luca Nardi a Indian Wells, assente a Miami), è ben fermo sul trono mondiale, con 1.015 punti di vantaggio sul nostro Jannick Sinner, che giusto ieri ha strappato ad Alcaraz la seconda piazza. Lo spagnolo resta comunque vicinissimo all’italiano, tra i due solo 65 punti di scarto, e ha il vantaggio di non doversi guardare le spalle visto che il quarto, Medvedev, è distante oltre millecinquecento punti, gap che difficilmente potrà colmare sulla superficie che più odia, la terra rossa. La polvere di mattone europea, appunto; sarà lei la protagonista dei prossimi mesi, dopo uno scialbo antipasto invernale in Sudamerica (Cordoba, Baires, Rio e Santiago del Cile) e i 250 attualmente in corso (Estoril, Marrakech e Houston), già a partire da domenica prossima, quando prenderà il via il 1000 di Monte Carlo, cui seguiranno Madrid, Roma e Parigi. Che Sinner sia, da sei mesi a questa parte, il giocatore più forte del mondo è fuori discussione, ma saprà mantenere questi standard stratosferici anche sulla superficie che meno ama e che meno si addice al suo tennis e alla sua struttura fisica?
Riavvolgiamo il film del 2023 tennistico, per ricordare quanto successo dodici mesi fa e per provare a fare le carte a quel che la stagione terraiola potrebbe modificare nei rapporti tra quei tre che, oggettivamente, fanno al momento categoria a sé. Anche Djokovic non è mai stato un grande amante della terra, anche perché offuscato per tre lustri dalla “dittatura” di Rafa Nadal, ma è il campione in carica del Roland Garros ed è quindi quello che più da perdere in questa mini-race sul rosso. Il serbo va ormai per i 37 anni, fattore che potrebbe iniziare a pesare nel tennis più faticoso che ci sia, e l’impressione è che le sconfitte con Sinner in Coppa Davis e a Melbourne abbiano lasciato un segno, come confermano anche le recenti frizioni con il suo staff tecnico. La campagna 2013 sul rosso del Djoker non sembrava deporre al meglio, prima di Parigi: ottavi a Montecarlo (battuto da Musetti), quarti a Banja Luka (eliminato da Lajovic), ancora quarti a Roma (fermato da Rune). Poi arrivò la cavalcata trionfale del Roland Garros a mettere tutti a tacere, oltretutto con un tabellone tutt’altro che agevole, con Khakhanov, Alcaraz e Ruud negli ultimi tre atti. Ma oggi è un’altra storia, e Novak appare per la prima volta davvero in difficoltà nel contenere le ambizioni dei giovani leoni alle sue spalle.
Riavvolgiamo il film del 2023 tennistico, per ricordare quanto successo dodici mesi fa e per provare a fare le carte a quel che la stagione terraiola potrebbe modificare nei rapporti tra quei tre che, oggettivamente, fanno al momento categoria a sé.
Passiamo a Sinner, giocatore del momento, come detto, che nel 2024 vanta 22 vittorie e una sola sconfitta (contro Alcaraz a Indian Wells), ma che nel 2023 non fece granché faville sul rosso, complici anche dei problemi fisici. Una semifinale quasi buttata via a Montecarlo, dove si fece irretire e innervosire dallo show di Rune con il pubblico, poi un ritiro a Barcellona, gli ottavi a Roma contro un Cerundolo altrimenti alla sua portata e un disastroso secondo turno a Parigi contro Altmaier. Ora, per il “Barone Rosso” della Valpusteria, si tratta di cambiare marcia anche sul rosso, traguardo per nulla facile ma che la sua enorme forza mentale può certamente raggiungere. Jannick avrà pochi giorni per adattarsi alla superficie prima di Madrid, e soprattutto avrà pochissimo tempo per allenarsi fisicamente e mettere nel serbatoio la “benzina” atletica necessaria per la stagione sul rosso, dove i punti vanno lottati uno per uno, spesso sotto un sole cocente, ed in cui portare a spasso per il campo i suoi quasi due metri può diventare logorante, alla lunga.
Infine, Carlos Alcaraz, l’unico dei tre ad aver già giocato sulla terra nel 2024 (semifinale a Buenos Aires, battuto da Jarry, e ritiro contro Monteiro al secondo turno di Rio) e sulla carta il più pronto tra loro a giocare sul rosso. Lo spagnolo affrontò la “campagna sudamericana” anche lo scorso anno, ma con risultati migliori, vittoria a Baires e finale a Rio (entrambe contro Norrie); poi sbarcò in Europa col botto, vincendo sia Barcellona (su Tsitsipas) che Madrid (su Struff). Grandi risultati e messe di punti in cascina, che però prosciugarono troppo presto le energie di Carlito, che da lì in poi avrebbe mancato i due appuntamenti più importanti: fuori al secondo turno a Roma (contro il qualificato Marozsan) e semifinale persa male con i crampi contro Djokovic a Parigi. Il nodo con Alcaraz è soprattutto fisico, visto il suo tennis a tutto campo, molto bello da vedere ma anche molto dispendioso: se programma bene i suoi appuntamenti e se resta alla larga dagli infortuni, potrebbe essere lui, più di Sinner, a beneficiare di questa parte “rossa” di stagione.
Analisi e previsioni da condividere anche se non dobbiamo dimenticare che nello sport si vince e si perde. Nel caso di Sinner ci auguriamo che prevalgono le vittorie. Le premesse ci sono tutte.