Stanley Cup ’17: Super Rinne, 2-2 e tutto da rifare per i Penguins

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In un’estrema quanto brutale sintesi, si potrebbe ben dire che i Penguins tornano da Nashville con le ossa rotte. Non in senso fisico, sia chiaro (su quel fronte hanno già dato abbondantemente), ma nei numeri che, oltre alle due sconfitte consecutive che impattano la serie sul 2-2, recitano 9 gol subiti in due partite a fronte dei soli 2 realizzati. Un parziale da brividi, senza dubbio, per i campioni in carica che, dopo aver fatto bottino pieno nelle prime due partite casalinghe, erano convinti di poter tornare dal Tennessee con almeno un successo, per poi chiudere in gloria la questione alla PPG Arena, davanti al proprio pubblico.

Giovedì ci torneranno sì, davanti ai loro tifosi, ma per giocare una gara 5 di un’importanza che è persino superfluo star qui a spiegare. Chi vincerà andrà al matchball, con la non piccola differenza che gara 6 si giocherà nuovamente a Nashville, dove i Predators hanno davvero un’altra marcia. Gara 5 è quindi il crocevia decisivo per questi Penguins a caccia del bis, che in caso di vittoria andrebbero a giocarsi fuori gara 6 ma avrebbero comunque un’ulteriore chance casalinga in gara 7. Certo è che questi Predators fanno paura anche a loro, con un ritmo e una fisicità su tutti i 60 minuti che oggi Pittsburgh non è in grado di reggere. Deve concretizzare nei momenti in cui alza il ritmo e reggere l’assedio quando, fisiologicamente, è costretta ad abbassarsi verso il suo portiere, sperando che Nashville, come accaduto in gara 1, non concretizzi, per demeriti propri o per meriti di Murray.

In gara 4 i Penguins non hanno affatto demeritato per i primi due terzi della partita, ma hanno trovato sulla loro strada un Pekka Rinne in serata di grazia, autore di almeno tre parate sensazionali quando si era ancora sull’1-1, su Guentzel (nella foto), Crosby e Kunitz, gli ultimi due lanciati in breakaway solitario verso la sua porta. È chiaro che, se anche una sola di quelle occasioni fosse stata concretizzata, la partita avrebbe potuto prendere tutt’altra piega, ma con i se e i ma, com’è noto, non si scrive la storia. Buoni Penguins, quindi, ma Penguins che poi, una volta subito il 3-1 (splendido) di Arvidsson, lanciato da un assist in tuffo di Fisher, a 7′ dalla fine del secondo periodo, non ci hanno creduto più, o non hanno più avuto la forza di farlo. I Penguins dello scorso anno avrebbero quantomeno assediato la porta avversaria, bombardandola di tiri fino alla sirena finale, mentre ora si sono fatti lentamente ma inesorabilmente irretire e intimidire da Nashville, che a 3′ e mezzo dalla fine ha anche segnato il 4-1 con Ekholm, in empty net. I Predators, che erano venuti via da Pittsburgh con due sconfitte, tanta amarezza e qualche dubbio sul loro effettivo valore, ora credono nell’impresa più che mai, e attendono gara 5 per fare un altro, fondamentale passo verso un sogno chiamato Stanley Cup. La difesa continua a picchiare e produrre punti, il portiere si esalta, l’attacco ha ritrovato Jankrok e Arvidsson… ora o mai più.

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Gianluca Puzzo

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