Stanley Cup ’17: uragano Penguins, il titolo è a un passo

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Seguo questo sport da molti anni e a memoria non riesco a ricordare, in una gara di finale per la Stanley Cup, una lezione di hockey tanto clamorosa e abbagliante come quella data dai Pittsburgh Penguins ai Nashville Predators nella gara 5 andata in scena la notte scorsa alla PPG Arena. 6-0 è stato il risultato finale, forse fin troppo severo per dei Predators che, almeno nell’ultimo periodo, un gol della bandiera lo avrebbero anche meritato, ma un risultato che, nella sua brutalità, vuole ricordare a tutti la differenza tra chi sa giocare con il disco e chi invece predilige colpire alla figura avversaria, facendo passare in secondo piano il controllo di quel puntino nero impazzito.

Una lezione di tecnica umiliante, quella dei Penguins, con 6 reti di cui solo la prima, quella di Schultz, figlia delle più classiche coperture su tiro dalla lunghissima distanza che “accecano” i portieri. Tutte le altre sono state degli autentici smeraldi per gli occhi degli appassionati di hockey e di chi, come il sottoscritto, reputa questo modo di giocare il migliore spot per questo gioco, alla faccia dei nostalgici delle continue risse e facce sanguinanti che lo contraddistinguevano in passato. Crosby, Malkin e Kessel hanno spadroneggiato, con assist e giocate da lustrarsi gli occhi, fino alla splendida azione personale di Hainsey, autore della sesta rete, che con un dribbling secco ha fatto scontrare tra loro Fisher e Neal, che gli davano la caccia, dando il via al contropiede sempre da lui concluso in rete.

Rinne sostituito dopo un tempo, Sissons espulso nel finale per una bastonata di frustrazione a Maatta; una Caporetto assoluta per i Predators, che ora hanno solo 48 ore per ricomporsi prima di gara 6, in cui avranno il vantaggio del campo (non poco, finora, in queste finali). Pittsburgh ha dimostrato che era solo un problema di ritmo, non di qualità; le è bastato, per una volta, restare alta per due periodi interi e non c’è davvero stata partita. La finale non è chiusa, ci mancherebbe, ma questa lezione di hockey sarà ricordata a lungo.

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Gianluca Puzzo

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