Dopo una gara 2 perfettamente all’altezza della prima, cioè splendida ed emozionante fino agli ultimi secondi, la finale per la Stanley Cup torna in parità prima di spostarsi a Washington per le prossime due partite. I Capitals si rimettono in linea di galleggiamento con una partita da cuore oltre l’ostacolo, accettando nuovamente la battaglia sul ritmo ma stavolta spuntandola 3-2 per una vittoria che potrebbe rivelarsi d’importanza fondamentale nell’economia della serie. Stavolta la fortuna si ricorda di essere in debito con i Capitals, e li ripaga con un paio di “zampini” decisivi negli ultimi due giri d’orologio, ma sarebbe ingiusto darle tutto il merito della vittoria degli ospiti, capaci di rimontare, di giocare alla grande un paio di penalty killing decisivi, sfruttando al tempo stesso al meglio i loro power play. Alexander Ovechkin è tornato al gol, ma l’uomo copertina, oggi, non può non essere Braden Holtby, autore di alcune parate d’alta scuola e dell’autentico miracolo (nella foto) che ha strozzato l’urlo del pareggio in gola a tutti i tifosi di Vegas a due minuti dalla sirena finale.
Holtby è stato impegnatissimo fin dall’inizio, con i suoi Capitals schiacciati dalla veemenza dei padroni di casa; è dovuto capitolare dopo 8 minuti di fronte al gol capolavoro di Neal, capace di saltare in dribbling aereo Orlov e di scoccare una saetta nel sette al primo rimbalzo del puck sul ghiaccio. Washington ha avuto il merito di non scomporsi, salendo di ritmo e iniziando ad impegnare seriamente Fleury. Il portiere dei Golden Knights si supera nell’intercettare un assist di Ovechkin salvando la sua porta da gol certo, ma deve arrendersi a 2’33” dal primo riposo, rete dell’1-1 siglata da Eller ben servito da Kempny.
Il secondo periodo si apre con un power play malamente giocato da Vegas; tutto il contrario dei Capitals, che sul loro uomo in più, dopo 6′ e mezzo, passano a condurre, con la prima rete di Ovechkin in queste finals. I Capitals non calano il loro ritmo, e a metà tempo siglano il 3-1 con Orpik, protagonista di una deviazione piuttosto fortunata sotto porta. I Golden Knights si buttano avanti ma sfruttano male un altro paio di power play finché non riaprono la partita con il 2-3 di Theodore, sempre in power plat. Dall’altra parte Washington getta via più di una fuga solitaria, non andando oltre un palo colto (e amorevolmente accarezzato da Fleury).
Il terzo e ultimo tempo di apre con un’altra odd man rush sprecata da Washington dopo 75″; lo spavento ha il potere di scuotere i Golden Knights e, al tempo stesso, di dare il via allo show personale di Braden Holtby. La difesa dei Capitals tiene piuttosto bene per buona parte della frazione, resistendo senza troppi patemi perfino a un lungo penalty killing (compresi 70″ di 5-on-3), ma negli ultimi 5 minuti la stanchezza emerge chiaramente tra le fila degli uomini di Barry Trotz: Holtby si supera a 3′ dalla fine, pochi secondi dopo Perron spara alto da ottima posizione, quindi un altro paio di parate per arrivare al miracolo su Tuch, pescato davanti alla porta di Washington. Tuch tira di prima intenzione ma Holtby compie un tuffo prodigioso quanto fortunato, ribattendo il disco con il bastone mentre tutti gridavano già al pareggio. Passano solo 20″ e Holtby mette a segno altre due parate sensazionali, aiutato anche dal palo dopo aver smorzato con il guanto un tiro di Marchessault. Ultimo brivido a 17 secondi dalla fine, quando Karlsson spara di poco a lato il disco della disperazione. Subito dopo la sirena scoppia una breve rissa sul ghiaccio, ma nulla può ormai mettere in discussione il risultato. 3-2 Capitals, 1-1 nella serie, e sabato si ricomincia nella capitale.