Stanley Cup Finals 2016: pressing e cuore, Pittsburgh parte bene

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Bonino winning goalIl primo atto delle Stanley Cup Finals 2016 se lo aggiudicano i Penguins, con un 3-2 casalingo fatto di pressing, nel primo periodo, e di cuore, nell’ultimo. Nel mezzo, un tempo intero di dominio Sharks, capaci di pareggiare lo 0-2 iniziale dopo aver rischiato seriamente di naufragare sul finire di primo tempo. E invece Pavelski e compagni, pur battuti, hanno fatto vedere di che pasta sono fatti, risollevandosi orgogliosamente e provando anche a vincere nel periodo conclusivo, quello più equilibrato.

Queste, in estrema sintesi, le risultanze emerse da gara 1. Scendendo alla cronaca, è d’obbligo iniziare dalla terza rete consecutiva, dopo la doppietta in gara 7 con Tampa, di Bryan Rust, autore dell’1-0 dopo 12’44” del primo tempo, culmine di un predominio dei Penguins fattosi sempre più pressante con l’andare dei minuti. Dopo le prime battute di studio, infatti, Pittsburgh ha trovato le misure del suo pressing altissimo, piantando le tende nel terzo difensivo degli Sharks, incapaci perfino di uscire se non con l’icing. Per il vantaggio era solo questione di tempo, evidentemente, ma soli 61″ dopo la rete di Rust era già tempo del raddoppio di Sheary, imbeccato da Crosby con un assist da fantascienza. E nei pochi minuti mancanti al primo riposo, Martin Jones ha dovuto fare gli straordinari tra i pali per evitare che la partita di San Jose fosse finita con 40 minuti d’anticipo.

Dopo l’inevitabile strigliata di De Boer negli spogliatoi, gli Sharks hanno giocato un secondo periodo da manuale, ribaltando totalmente la situazione e scatenando sulla porta di Murray un’autentica grandinata di conclusioni. Incoraggiati dal rapido 2-1 di Hertl, in power play dopo soli 3′, gli Sharks hanno mostrato uno splendido hockey, ripagando i padroni di casa con la stessa moneta: l’assedio. E a meno di 2′ dalla seconda sirena è arrivato il meritatissimo pareggio, realizzato da Marleau, velocissimo ad aggirare la porta dei Penguins e a cogliere Murray leggermente in ritardo nella copertura del palo più lontano.

Come detto, il terzo tempo è stato quello più equilibrato, in cui entrambe le squadre sono state più volte a un passo dalla rete della vittoria o della sconfitta. La prima metà del periodo è stata molto spezzettata, con un pressing asfissiante da entrambe le parti che di fatto non lasciava tempo e modo di ragionare al possessore del puck. Con il passare dei minuti, però, la stanchezza ha aperto gli spazi, regalandoci un finale teso e appassionante, con Pittsburgh a condurre la danza ma con San Jose stavolta tutt’altro che spettatrice passivamente assediata. Quando già si ergevano all’orizzonte i supplementari, ecco Pittsburgh chiudere la questione, con un’azione insistita in balaustra di Kris Letang (altra partita “monstre” per quantità e qualità), che difende all’arma bianca un disco e poi lo rimette al centro, dove trova Nick Bonino che lo alza e lo insacca all’incrocio alla destra di Jones. San Jose, va detto, è stata anche sfortunata in questo episodio chiave, perché Burns, perno della difesa, ha perso il proprio bastone nel contrasto con Letang, rimanendo quindi impossibilitato a stoppare il passaggio verso Bonino, il quale è stato comunque abilissimo nell’alzare il puck, visto che, se avesse tirato basso, avrebbe sbattuto proprio contro il bastone di Burns, vagante sul ghiaccio. Preso il gol del 3-2, San Jose ha anche provato ad abbozzare un assedio finale, aiutata dal 6 contro 4 per una sciocca penalità di Cole e l’empty net, ma il tempo era troppo poco per aggirare le barricate conclusive dei Penguins.

Insomma, una gran bella apertura di serie per queste finali di Stanley Cup edizione 2016, con due squadre che, per caratteristiche congenite, preferiscono darle piuttosto che badare a non prenderle. Si ribelleranno i sacri principi dell’hockey da postseason, ma noi ci divertiremo certamente di più. Appuntamento alla notte tra mercoledì e giovedì per gara 2, sempre sul ghiaccio di Pittsburgh.

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Gianluca Puzzo

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