Gara 2 è la notte perfetta degli Avalanche e il peggiore degli incubi per i Lightning: finisce con un umiliante 7-0 in favore dei padroni di casa, ora avanti 2-0 nella serie. Ora le Finals si spostano in Florida, per due partite già da ultima spiaggia per i campioni in carica.

Nel pomeriggio in cui un tennista italiano, Matteo Berrettini, vince per la seconda volta consecutiva il torneo del Queen’s sfoderando colpi magnifici e spettacolari, ci aspettavamo di bissare lo spettacolo anche noi, vecchi guardoni di sport, godendoci una gara 2 delle Stanley Cup Finals all’altezza del primo match, terminato ai supplementari. Niente di più sbagliato: un massacro su ghiaccio dal primo all’ultimo secondo, con i Colorado Avalanche già avanti 3-0 alla prima sirena, per poi concludere con un 7-0 che lascia davvero poco spazio ad ogni tipo di analisi. Ancora reti in power point, ancora reti su dischi recuperati col pressing sull’uscita della difesa avversaria, a cui si è aggiunta, ciliegina sulla torta dell’umiliazione per Tampa, perfino una rete in inferiorità numerica (quella del 6-0 di Makar).
Tampa non pervenuta, se non per qualche inutile rissa, dettata dalla frustrazione, nel terzo periodo. Una batosta che passerà agli annali, per i campioni in carica, che ora dovranno ritrovarsi in sole 48 ore per affrontare, davanti ai loro tifosi, le gare 3 e 4, divenute due sfide senza domani per non dover abdicare in modo davvero umiliante dal trono su cui siedono da due anni. La cosa più preoccupante è che non si sia vista nessuna delle contromisure al pressing degli Avalanche che, certamente, Cooper aveva preparato con i suoi in questi due giorni di riposo intercorsi tra gara 1 e 2; questo fa pensare che i suoi giocatori non abbiano o la lucidità mentale o la freschezza fisica per applicarle. Certo è che Stamkos e compagni sono già con le spalle al muro: tornare con due sconfitte da Denver poteva essere preventivabile, se gara 2 fosse stata combattuta come la 1, ma questa debacle cambia davvero tutto.