In queste Stanley Cup Finals i Chicago Blackhawks stanno imponendo la loro regola, quella del 2-1. È infatti col medesimo punteggio che si sono aggiudicati le loro tre vittorie finora, conquistando così il diritto al primo match ball per il titolo, lunedì in gara 6 sul ghiaccio di casa. Il successo in gara 5 è arrivato con una prestazione non bella, anche se certamente migliore di quella in gara 4, ma estremamente “quadrata”, concreta, tipica, insomma, di chi sa come si portano a casa le partite di playoff anche quando le proprie stelle brillano poco o per niente, come nel caso di Kane.
Per i Lightnings, stavolta, non vale il discorso della “bella e svolazzante” fatto in occasione di gara 4. I ragazzi di Cooper si sono un po’ scavati la fossa da soli, regalando la prima rete con un pasticcio incredibile, un vantaggio che non puoi concedere a un gruppo scaltro ed esperto come quello di questa Chicago. In generale, però, Tampa è sembrata appannata e un po’ stanca, con i soli Filppula e Palat pericolosi, mentre Killorn, Johnson e Kucherov non pervenuti e Stamkos, pur attivissimo, ancora a secco. Tampa ha avuto pochi minuti del vecchio furore, quelli seguenti la rete del pareggio di Filppula, ma per il resto ha fatto poco per scardinare il fortino ordinato e tenace eretto da Joel Quenneville davanti alla porta di Crawford, bravissimo in almeno un paio di situazioni.
Chicago è partita bene nel primo periodo, pressando subito alto, ma il gol del suo vantaggio, arrivato dopo soli 6′ e 11″ di gioco, è stato un regalo concesso a Sharp dal duo Bishop (tornato titolare tra i pali) ed Hedman. La responsabilità maggiore del pasticcio è da ascrivere al portiere, uscito inopinatamente ben lontano dalla sua porta con l’idea di intervenire su Sharp, marcato da Hedman. Il difensore non si è avveduto dell’arrivo del proprio portiere e i due si sono così scontrati violentemente (vedi foto), atterrandosi a vicenda e regalando di fatto il più facile dei gol a Sharp, che ha dovuto solo spingere il disco nella porta vuota.
Tampa non si è scoraggiata e ha preso subito ad attaccare, seppur in modo confuso e tutto sommato ben controllato dalla difesa degli Hawks. Il pari è arrivato a metà del secondo periodo, grazie a uno splendido assist di Garrison per Filppula, che ha insaccato cogliendo tutta la difesa sbilanciata. I successivi 5 minuti sono stati i più difficili per gli Hawks, che ha dovuto contenere, anche in un power play, le rabbiose folate offensive dei Lightnings. Esaurito senza danni questo passaggio, Chicago ha ripreso il ritmo a lei più congeniale, trovando in apertura di terzo periodo anche il gol del vantaggio, grazie a Vermette.
Sul tentativo di rimonta di Tampa c’è poco da raccontare, visto che la squadra di casa non è stata capace di costruire un attacco continuo, che schiacciasse gli avversari nel loro terzo difensivo. La penalità presa all’ultimo minuto, per un cambio sbagliato e quindi troppi uomini sul ghiaccio, è stata un po’ la sintesi della serata grigia e amara di Tampa Bay, che ora si trova a un bivio senza uscita: vincere le prossime due partite. Può farlo, perché a Chicago ci ha già vinto in gara 3, ma certo deve ritrovare, e subito, lo smalto dei suoi cannonieri. Così facendo potrebbe tornare sul ghiaccio amico per gara 7, per provare a ridare ai propri tifosi il sorriso smarrito ieri notte. Gli Hawks, invece, hanno l’occasione che aspettavano da due anni: riconquistare il titolo e farlo proprio davanti ai loro tifosi. Difficile che sbaglino serata; dovrà essere Tampa, se ne avrà la forza, ad andarsi a prendere la vittoria con una prestazione maiuscola.