Super Bowl LVI: Rams campioni, la linea condanna Cincy

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I Los Angeles Rams si aggiudicano il Super Bowl n° 56, vincendo nel proprio stadio così come avevano fatto i Tampa Bay Buccaneers un anno fa. I Bengals cedono solo allo scadere, dopo una rimonta orgogliosa e una partita tenace, travolti dalla superiore pass rush avversaria.

Aaron Donald dopo il sack che ha chiuso il match

I Los Angeles Rams rispettano i pronostici della vigilia e fanno valere il fattore campo, per il secondo anno consecutivo dopo Tampa, aggiudicandosi il Vince Lombardi Trophy e dando un senso alla strategia altrimenti fallimentare del suo front office, che aveva costruito una squadra molto esperta ma certo di breve durata proprio puntando tutto sulla vittoria di questo campionato. Al contrario, il futuro è certamente dei Cincinnati Bengals, se sapranno aggiungere le pedine necessarie per sorreggere il talento cristallino delle sue stelle offensive, Burrow e Chase. La linea offensiva, innanzitutto: 9 sack subiti da Burrow contro i Titans nel Divisional Round, altri 7 nella finale, tra cui quello decisivo che ha chiuso il match. Figurarsi che mai un qb aveva raggiunto il Super Bowl dopo aver subito ben 51 sack in regular season, una sorta di piccolo miracolo sportivo su cui però si dovrà intervenire pesantemente in fase di mercato. Tornando all’oggi, però, è giusto sottolineare l’impresa dei Rams, con addosso il peso del pronostico e dell’ “ora o mai più” che certo non dev’essere stato facile da portare: bella l’emozione finale di Stafford, campione a 34 anni alla prima vera occasione dopo una vita spesa nei derelitti Lions, e bellissime le lacrime copiose sul viso di Aaron Donald nelle interviste del post gara. È davvero il traguardo di una vita, anche per veterani di questo livello, e vederli così emozionati (anche Kupp, OBJ e Miller erano in lacrime alla premiazione) ci ricorda quanto siano umani anche questi strapagati professionisti della palla ovale. È stata anche la vittoria di Sean McVay, il giovane coach dei Rams, coraggioso nello scommettere su Stafford per il dopo-Goff e bravissimo a tenere insieme fino al traguardo un gruppo con molte prime donne.
Passando alla partita, è giusto premettere che non è stato un Super Bowl bellissimo dal punto di vista tecnico, punteggio basso, corse nulle e difese a lungo padrone, ma ci ha regalato del pathos fino a

un minuto e mezzo dalla fine, e tanto basta. L’inizio è tutto dei Rams, che trascinati da uno scatenato Beckham jr. mettono 13 punti sul tabellone in poco più di un quarto, con i Bengals che ribattono solo con un field goal innescato da una pazzesca cavalcata di 46 yard di Chase. Il match ha il primo scossone a metà del secondo quarto, quando Higgins viene pescato in end zone da Mixon (che solitamente sarebbe il running back) con un trick play che vale il 13-10. I Rams accusano il colpo, Stafford si fa intercettare e in più perdono per infortunio proprio OBJ, che non rientrerà più. Il ribaltone è servito pochi secondi dopo l’intervallo, quando Higgins segna il suo secondo td di giornata volando in end zone dopo una ricezione da 55 yard, viziata perà da un face mask su Ramsey incredibilmente non visto né dagli arbitri né dalla review (13-17). Stafford incassa un altro intercetto e l’attacco dei Bengals lo trasforma in altri tre punti con un field goal di McPherson che vale il 13-20, con 17 punti consecutivi segnati da Cincinnati. In quel momento, a metà del terzo periodo, i Rams sono stati davvero a un passo dal capitolare, ma è stato proprio lì, così come avevano già fatto contro Tampa e San Francisco, che è venuto fuori lo spessore superiore dei grandi veterani, soprattutto quello della difesa, che ha preso a spaccare la linea avversaria ad ogni snap, fino a raggiungere i 7 sack ed a togliere sostanzialmente dalla partita Burrow. L’attacco di casa produce prima il field goal della speranza (16-20) e poi, nel quarto periodo, un lungo drive che conduce al td della vittoria di Cooper Kupp (secondo anche per lui), drive aiutato anche da un’assurda flag contro la difesa. Burrow ha il pallone dell’ultimo drive, con 1’25” da giocare e tre timeout, ma la sua linea è troppo in sofferenza per lasciargli il tempo di giocare lungo. Si arriva così a -39″ su un 4&1: Burrow sceglie comunque di lanciare ma un sack di Donald lo costringe all’incompleto che chiude il match.

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Gianluca Puzzo

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