Super Bowl LVII: Chiefs-Eagles, equilibri apparenti o reali?

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Domani si affrontano due squadre sulla carta pressoché identiche per numeri, rendimento e impostazione tattica, ma andando a scavare nella storia di questa stagione si scopre che potrebbe non essere così.

Siamo alla vigilia del Super Bowl numero 57, il match senza domani, come tutti i playoff del football, che assegnerà il Vince Lombardi Trophy per la stagione 2022. A Glendale, casa abituale degli Arizona Cardinals, si affronteranno Kansas City Chiefs e Philadelphia Eagles, una prima volta assoluta davvero impronosticabile che vedrà di fronte due squadre apparentemente fotocopia l’una dell’altra, come numeri, rendimento e impostazione tattica. Sono entrambe arrivate alla post season come teste di serie numero uno delle rispettive Conference, hanno concluso la regular season con lo stesso record (16-3) e, incredibile, considerando anche i playoff hanno segnato lo stesso numero di punti (546)! L’ultimo precedente di una finale tra prime teste di serie, tra l’altro, rimanda ad un ricordo indelebile per gli Eagles: correva infatti l’anno 2017 e Philadelphia vinse un grande Super Bowl contro i Patriots di Tom Brady. Contrariamente a quel che si può pensare, non è così frequente che entrambe le prime della classe raggiungano la finale, malgrado godano di oggettivi vantaggi, come la settimana di bye all’inizio dei playoff e il fattore campo a loro favore sia nel Divisional Round che nella finale di Conference: dal 1975, anno dell’introduzione delle teste di serie (in precedenza il fattore campo veniva assegnato a rotazione, tipo la vecchia Coppa Davis), solo 13 volte entrambe le prime teste di serie sono giunte fino all’atto finale. Tra il 1994 e il 2012, questo accadde una volta sola, nel 2009 tra Colts e Saints, mentre dal 2012 al 2017 la tendenza si invertì completamente, con quattro Super Bowl su cinque disputati tra le migliori teste di serie. Ma torniamo al presente, e alle similitudini tra Chiefs ed Eagles. Sono entrambe squadre a netta trazione offensiva, rispecchiano cioè la più recente inversione concettuale del football, figlia sia delle generazioni di giocatori (ci sono più attaccanti forti che difensori) sia dei cambiamenti regolamentari e arbitrali, tesi a frenare la violenza del gioco e che pertanto finiscono per privilegiare chi attacca: dimentichiamoci il vecchio detto secondo cui “l’attacco fa vendere i biglietti ma la difesa fa vincere le partite”, oggi si mira soprattutto a fare un punto più dell’avversario, e Chiefs ed Eagles sono assolutamente allineate su questo diktat strategico. I due attacchi sono ai primi due posti stagionali (con i Chiefs davanti) sia per punti segnati che per yard totali percorse; più specificatamente, nei passaggi i Chiefs hanno il primo attacco (giustamente, avendo il qb più forte nonché MVP stagionale)

mentre gli Eagles il nono, situazione pareggiata dal rendimento sulle corse, dove Philadelphia è quinta mentre KC addirittura ventesima. Nelle statistiche generali di difesa sono davanti gli Eagles sia per punti subiti e yard concesse, ma se sono eccellenti contro i passaggi (fattore che potrebbe essere determinante domani) sono quasi in fondo classifica contro le corse, mentre il discorso si ribalta per i Chiefs. Entrambe non hanno numeri di rilievo dagli special team in termini di ritorno, mentre l’affidabilità dei kicker nei field goal è decisamente appannaggio degli Eagles, all’88%, contro il misero 75% dei Chiefs (penultimi nella NFL). E anche questo, in una partita teoricamente sul filo di lana, potrebbe essere un fattore decisivo in favore di Philadelphia.
C’è però un dato quasi dimenticato, che solo pochi analisti (Zac Rayson di Fox Sports, su tutti) stanno ricordando ai loro lettori dall’inizio dei playoff: per arrivare fin qui i Chiefs hanno avuto la strada più difficile, sia nella stagione regolare che nei playoff, mentre gli Eagles, per caso o per eventi fortunati, se la sono trovata spianata. Analizzando i rispettivi calendari della regular season, saltano fuori numeri chiarissimi: gli Eagles hanno avuto in sorte il terzo calendario più semplice di tutto il campionato, con avversari che, nella stagione 2021, avevano il record complessivo di 133-154-2, quindi con il 46,4% di vittorie. Ai Chiefs è invece toccato il quarto calendario più difficile, con un record delle rivali di 154-135-0, con il 53,3% di vittorie. Alla luce di questi numeri, è ovvio come finisca per assumere un diverso peso specifico il record di 16-3 fatto segnare da entrambe alla fine della regular season. Anche proseguendo la nostra analisi ai playoff, il discorso non cambia: gli Eagles hanno sostanzialmente passeggiato per arrivare al Super Bowl, con un 38-7 sui Giants che avevano dato tutto la settimana precedente per vincere la Wild Cards sui Vikings, e con un 31-7 sui 49ers maturato solo grazie all’infortunio occorso a Purdy dopo pochi minuti di gioco, che ha lasciato i californiani senza qb (Purdy era già il terzo del roster, poi nello stesso match si è rotto anche il quarto…) e quindi senza la minima possibilità di mettere la palla in aria. I Chiefs invece, arrivano al Super Bowl dopo una vittoria gestita con lucidità contro i pericolosi Jaguars, complicata dall’infortunio alla caviglia di Mahomes, e dal successo sul filo di lana contro Bengals di Burrow, Mixon e Chase, finalisti lo scorso anno, sempre arrivata pur avendo Mahomes zoppicante e molti ricevitori fuori. Ora, dopo due settimane di riposo grazie al Pro Bowl, si presuppone che la caviglia del fenomenale numero 15 sia tornata a posto; servirà una delle sue partite migliori per battere questi Eagles, ma se Mahomes è in serata non ce n’è per nessuno.

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Gianluca Puzzo

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