Super Bowl LVII: MVPat, non ce n’è per nessuno

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Grazie a una prestazione di spessore straordinario del qb e della sua linea offensiva, i Chiefs vincono il Super Bowl con un field goal a 8 secondi dalla fine. Escono amaramente battuti gli ottimi Eagles, che possono recriminare sui 10 punti di vantaggio sprecati e su qualche chiamata arbitrale molto discutibile.

I Kansas City Chiefs vincono con un field goal allo scadere il Super Bowl di Glendale e la loro stella, Pat Mahomes, si consacra definitivamente come campione simbolo della NFL post-Brady. Mahomes, autore di una partita non pazzesca nei numeri ma nella sostanza, nella straordinaria lucidità di giocare perfettamente i momenti chiave, aggiunge al suo secondo Vince Lombardi Trophy in quattro anni anche il titolo di MVP della finale, che va a sommarsi a quello già vinto di miglior giocatore della regular season; un bis che non accadeva dal 2000, anno di grazia di Kurt Warner con i Rams, una sorta di passaggio dello scettro NFL, a pochi giorni dall’annuncio del ritiro definitivo di Tom Brady. Non è stata una passeggiata, però, la vittoria dei Chiefs, che all’intervallo sono rientrati negli spogliatoi sotto di 10 punti (14-24) e con il loro leader saltellante su una gamba sola, visto il colpo subito alla solita caviglia martoriata in un 3&15 quasi allo scadere. Merito della fin lì ottima partita degli Eagles, macchiata solo dal pasticcio di Hurts con conseguente fumble riportato in end zone da Bolton per il momentaneo 14 pari. Al di là di quei quattro secondi di follia, però, nei primi trenta minuti di football Philadelphia ha eseguito alla perfezione il suo piano: tenere a lungo il pallone (circa il doppio del minutaggio dei Chiefs) per lasciare Mahomes sulla sideline e contemporaneamente riuscire a muovere il punteggio, con un gioco vario e di difficile lettura per la difesa dei Chiefs. C’è quindi da scommettere come i tifosi di KC abbiano visto addensarsi nuvole nere sopra la faraonica scenografia dello show di Rihanna, al pensiero di dover rimontare il match senza Mahomes. Ma ci ha pensato il loro numero 15 a scacciare i brutti pensieri, dapprima rientrando in campo e poi correndo in prima persona nel drive d’apertura del terzo periodo, concluso dal td di Pacheco per il 21-24 della speranza.

Era il segno che la partita stava cambiando: la difesa degli Eagles iniziava a mostrare crepe importanti, più a livello di scelte tattiche che di errori individuali, come i raddoppi fuori timing su Kelce e l’incaponirsi a blitzare contro una linea in serata di grazia, che chiuderà con Mahomes intoccato contro la regina dei sack stagionali. A tenere a galla Philadelphia ci ha pensato l’attacco, guidato da un Jalen Hurts bravo e coraggioso a caricarsi sulle spalle anche dei down pesanti come macigni, a partire dal field goal del nuovo allungo (21-27) dopo un drive di quasi 8 minuti. Due nuove fiammate offensive hanno però rilanciato le ambizioni dei Chiefs, per la prima volta in testa nel match: segnava Toney, completamente dimenticato dalla difesa, poi lo stesso Toney riportava per 65 yard il punt degli Eagles, regalando a Mahomes un drive facile facile, chiuso con un altro td pass, stavolta su Moore (35-27 a 9′ dalla fine). Era ancora l’attacco a tenere in partita Philly, con Smith che riceveva un pallone da 50 yard e Hurts che portava il pallone in prima persona in end zone per ben due volte, sia per il td che per la conversione da due punti che valeva il pari a quota 35. Ma lì c’erano ancora 5’15” da giocare, un’eternità per un campione come Mahomes, a cui oltretutto bastava arrivare a tiro di field goal. Bravissimo Andy Reid dalla panchina a chiamare una sequenza di giochi per “mangiarsi” il cronometro, lucidissimi i suoi giocatori ad eseguirli; standing ovation per McKinnon che ha rinunciato alla meta della vita per inginocchiarsi a una yard dalla end zone pur di continuare a lasciar correre il cronometro. Il pasticcio finale, però, lo hanno fatto gli arbitri, che di fatto hanno deciso il Super Bowl chiamando una flag veniale (ma che più veniale non si può) e ribaltando un 3&8 incompleto in un 1&10 che ha affossato le speranze degli Eagles, oramai senza timeout, di arrivare ai supplementari. A 8″ dalla fine ecco il colpo di grazia, il facilissimo calcio di Butker del 38-35 che ha dato il via alla festa Chiefs.

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Gianluca Puzzo

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