Nella sua rubrica di oggi su La Repubblica, l’ex calciatore, ora commentatore, lancia l’idea dei playoff per il nostro campionato e si scaglia nuovamente contro la Var, approfittando dei fatti di Ferrara.

Che giocando all’ala la partita non si veda granché bene è risaputo, ma in fondo sarebbe poco male, se chi ricopre quel ruolo si limitasse a fare la sua più o meno brillante carriera e non pretendesse, da oltre un decennio, di raccontarci il suo punto di (s)vista. Ho smesso di leggere la rubrica di Massimo Mauro (ex calciatore, tra le altre, di Juventus e Napoli) “Visto dall’ala”, su La Repubblica, da almeno un paio d’anni, da quando cioè iniziò a scagliarsi continuamente contro l’uso della moviola in campo. Visto quanto accaduto ieri in Spal-Fiorentina, però, ero certo che il nostro non avrebbe perduto un’occasione così ghiotta per tornare sulla Var, aggiungendo in più un tocco di genio: i playoff per assegnare lo scudetto! Nel suo pezzo, che potete
leggere QUI, Mauro ci dice che la corsa allo scudetto è definitivamente chiusa (come se si fosse mai aperta) e che “vanno cambiate le regole per dare più competitività, ad esempio pensando ai playoff”. Un’idea così rivoluzionaria poteva venire solo da un’ala, ruolo celebre per genio e sregolatezza; peccato che se ne parli ciclicamente da almeno quindici anni, senza che si sia mai giunti a nulla. Da appassionato di sport statunitensi, dovrei in teoria essere un tifoso dei playoff anche per la Serie A, ma vi stupirà forse sapere che ho invece delle grosse perplessità al proposito. I motivi sono sostanzialmente tre: sicurezza, compressione dei calendari e svuotamento della regular season. Il primo è presto detto: immaginate cosa succederebbe intorno a una partita in cui ci si gioca una stagione?
Il calcio con il Var è uno sport diverso da quello che abbiamo conosciuto finora, ma i fautori della tecnologia non lo vogliono ammettere.
Massimo Mauro
Pensate a un derby o a uno scontro tra rivali storiche, una o due gare che decidono tutto… altri impegni per migliaia di agenti e altre occasioni di violenza e danneggiamenti. Passiamo ai calendari: in un’agenda già satura come quella del calcio si andrebbero a inserire ulteriori impegni, e impegni non banali per di più, che andrebbero a sommarsi, a maggio, ad eventuali finali di coppe europee e nazionali, in più con l’urgenza di comprimere il tutto negli anni in cui le nazionali devono preparare Europei o Mondiali. Una follia, a meno di non ridurre la Serie A a 14 squadre, tagliando così la regular season e aumentando il livello medio. Cosa che non si farà mai, per ovvie ragioni politiche su cui non ci dilunghiamo. Terzo fattore: le partite di regular season, anche gli scontri d’alta classifica, perderebbero gran parte del loro interesse presso il pubblico,
cosa che sta già peraltro succedendo nella patria dei playoff, visto che anche un eventuale duello tra prima e seconda servirebbe solo per le teste di serie e null’altro. Se immaginiamo un tabellone playoff a otto squadre, pensate alle prime cinque/sei in classifica che giocano per onor di firma gli ultimi due mesi di regular season, certe di essere qualificate; brutto per gli spettatori e pericoloso per scommesse e combine varie. Il problema c’è anche con la formula attuale, è chiaro, ma almeno lo spartiacque tra Champions ed Europa League (e tra Europa League e nulla), con relativi soldi in palio, è utile a motivare al massimo le squadre coinvolte. Come sempre, si guarda il dito anziché la luna: un campionato non si riequilibra semplicemente cambiandone la formula, ma bisogna intervenire in profondità, sulla redistribuzione delle risorse, che

consentirebbe a molti, se non proprio a tutti, di avere un tasso tecnico tale da poter impensierire anche le prime della classe. Tutto il resto è fuffa, è un girare attorno al problema per incompetenza, per cecità o per malafede. Perché una squadra che ha 3-4 volte il budget dell’altra avrà sempre molte più possibilità di vincere, se non è totalmente incapace di spendere i proprio soldi sul mercato. E non c’è niente di male che la squadra più forte vinca, ed è anche più corretto che questa forza sia mostrata lungo 38 partite piuttosto che in un solo mese. La chiave è mettere in condizione più squadre possibili dello stesso campionato di avvicinarsi a quel budget, dando loro la forza economica sufficiente per tenere i loro migliori elementi e, magari, aggiungere qualcuno dal mercato.
Chiusa la questione playoff, merita qualche riflessione anche il nuovo attacco di Mauro alla Var, con facile gioco di sponda sui fatti di ieri a Ferrara, dove il malcapitato arbitro Luca Pairetto ha negato un rigore solare alla Fiorentina, salvo poi tornare sui suoi passi dopo il richiamo del Var. Peccato che in quei 35 secondi di gioco la Spal avesse segnato sul ribaltamento di fronte… apriti cielo! Quando Mauro dice “col Var il calcio è uno sport diverso” ha perfettamente ragione: è uno sport

migliore! Dura di più la partita? Pazienza, penso sia preferibile un match più lungo dal risultato certo piuttosto che 90 minuti esatti sui cui poi accapigliarsi per una settimana per gol in fuorigioco, rigori negati o inventati. Nello specifico, il caso di Ferrara è un esempio molto corretto di applicazione della Var: Pairetto, forse perché coperto da una selva di gambe, non vede il pestone di Felipe a Chiesa, quindi lascia giocare e, in soli 35″, la Spal arriva dall’altra parte e segna. In quei 35″, un tempo ottimo, il Var vede che l’azione del gol è stata viziata da un fallo all’origine, che può certamente essere considerato “chiaro ed evidente errore”. Pairetto va a rivedere l’accaduto, si prende giustamente tutto il tempo necessario, quindi toglie il gol alla Spal (viziato dall’origine fallosa) e assegna il rigore alla Fiorentina. Questo sì che è uno sport diverso dal vecchio calcio, finalmente. E sorvoliamo sulle offensive dichiarazioni nel dopo gara del presidente della Spal, Mattioli, su Chiesa, definito “persona poco seria che inventa rigori”. In passato ha avuto problemi di simulazione, è vero, e la simulazione andrebbe punita severamente e con continuità. Questo però non vuol dire che non gli si possa assegnare un rigore netto in favore, no? Mi raccomando, però, non ditelo all’ala.