Tu si ‘na cosa grande, Jannick

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Jannick Sinner vince gli Australian Open rimontando due set di svantaggio a Medvedev; ancora un’impresa sensazionale per un campione umile e silenzioso di soli 22 anni, che in pochi mesi ha già riscritto la storia di quel tennis italiano maschile, che attendeva da quasi mezzo secolo di tornare a questi livelli.

Ci perdoni da lassù Domenico Modugno per aver preso in prestito le sue parole per una vicenda tennistica, ma dopo tre ore e quarantasei minuti di sofferenza, dopo cinque set durissimi e dopo aver visto il fantasma di una sconfitta tre a zero, non ne trovavamo di nostre per sintetizzare in un titolo l’impresa di Jannick Sinner. Dopo aver riportato in Italia la Coppa Davis, lo scorso novembre, dopo 47 anni, ora il nostro campione mette le mani sul suo primo torneo dello slam, traguardo anche questo perduto nella memoria del tennis italiano maschile, visto che l’ultimo era stato il Roland Garros 1976 di Adriano Panatta (in assoluto, invece, era lo Us Open di Flavia Pennetta nel 2015). E lo fa, Sinner, al termine di una scalata durissima, mentalmente e fisicamente, sembrata a tratti impossibile, contro un Medvedev incontenibile nella prima ora e mezza di gioco ma poi calato alla distanza, con le sei ore in più spese in campo nei turni precedenti che alla fine hanno presentato il conto al russo. Ma l’enorme merito di Sinner è di avercelo portato, Medvedev, ad un nuovo quinto set, resistendo con una determinazione enorme, commovente, in quel terzo set in cui chiunque altro che non fosse un campione avrebbe mollato partita e torneo.

Rispetto ad altre grandi rimonte del tennis, infatti, non c’è stato un vero e proprio punto di svolta della partita; la vittoria di Sinner ha assomigliato ad una faticosissima remata di quasi quattro ore, dapprima in mezzo a una tempesta che ha rischiato di mandarlo a fondo, poi di lotta per risalire la corrente e non essere risucchiato dalle cascate, infine di stremato sprint appena ha sentito che il vento era cambiato e che non aveva più la forza di tenerlo lontano dal suo traguardo. Un match faticosissimo, ripetiamo, in cui Sinner è stato pressoché travolto del russo nei primi due set, persi entrambi 6-3; nel terzo ha avuto il grandissimo merito di non mollare, tenendo il servizio con meno fatica e piazzando il break decisivo al decimo gioco per il 6-4 della speranza. Stesso copione nel quarto set, con Sinner che si salva nel settimo game annullando una palla break con un ace e chiudendo il gioco con un vincente e un altro ace. Per Medvedev sarà ancora cruciale il decimo gioco, sul 5-4 Sinner, in cui perderà servizio e set. A quel punto, la sensazione è che davvero l’italiano ne abbia molto più dell’avversario: il russo tiene fino al 3-2 Sinner, poi cede di schianto il servizio, buttandosi a rete senza criterio pur di accorciare gli scambi. Sinner a quel punto diventa imprendibile, e poco dopo, con l’ennesimo vincente, si prende la finale, il torneo e un meritatissimo pezzo di storia. Tutto questo a 22 anni, ricordiamocelo.

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Gianluca Puzzo

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