Un Super Bowl unico, per tanti motivi

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gruppo-telecronisti_postQuello di domenica tra Seattle e New England è stato un Super Bowl unico per tanti motivi, sportivi e non. Innanzitutto è stato unico, o comunque raro, per l’equilibrio visto in campo per tutti i 60 minuti di gioco. Un Super Bowl che si conclude di fatto a soli 20 secondi dalla fine, e con nessuna possibilità di andare in overtime, diventa, per definizione, un gran Super Bowl, che certamente ci ha riappacificati col football dopo la deludentissima finale dello scorso anno. Sul “come” si sia concluso, diremo poi.

Innanzitutto, la partita. New England parte meglio nel primo quarto, ma alla prima apparizione in red zone Brady regala un intercetto alla difesa dei campioni in carica, sbagliando completamente la misura del lancio (anche a causa della poca protezione della sua linea, va detto) e depositando il pallone nelle mani di Seattle. Le polveri offensive dei Seahawks sono però ancora bagnate, con il solo Lynch a cantare e portare la croce, un po’ troppo poco per trovare la via della end zone dei Patriots. Per i primi punti sul tabellone bisogna attendere il secondo periodo, con il primo td pass di Brady, ma da lì in poi sarà un crescendo rossiniano di rara intensità. Lynch, davvero in gran serata, riporta subito la questione in parità, poi è ancora New England a rimettere avanti la testa, con un passaggio simile a un’opera d’arte di Brady, che fa accomodare in end zone Gronkowski per il 14-7. Sembra il punteggio con cui si andrà all’intervallo, ma gli Hawks non ci stanno e Wilson si risveglia alla grande, dopo quasi due quarti passati a correre e poco più. Seattle arriva in red zone a 6 secondi dalla fine del secondo quarto ma, anziché accontentarsi di un field goal per ridurre le distanze, sceglie di giocare alla mano, segnando a 2 secondi dalla fine lo strepitoso touchdown del pareggio!

Si torna in campo, dopo l’incommentabile show di Katy Perry, e Seattle sembra volare ancora sulle ali dell’entusiasmo per il pareggio riacciuffato in extremis: mette la testa avanti per la prima volta nel match con il field goal del 17-14, quindi Brady si fa intercettare di nuovo e stavolta gli Hawks capitalizzano, con un td pass di Wilson che pesca in end zone un ricevitore completamente dimenticato dalle secondarie dei Pats, preoccupatissime da Matthews e Kearse.

Inizia così l’ultimo periodo con Seattle avanti di 10 lunghezze, 24-14, distacco che impone ai Patriots almeno due segnature, quantomeno per forzare la partita ai supplementari con un touchdown e un field goal. La pressione sui protagonisti si fa davvero pesante, Brady e compagni sanno di essere con le spalle al muro, di non poter più sbagliare, mentre la loro difesa sa di dover impedire a tutti i costi ulteriori segnature degli Hawks, che chiuderebbero di fatto la partita. Brady trova la forza di salire in cattedra, e di giocare due drive perfetti, mandando a segnare prima Amendola e poi Edelman (partita da standing ovation, la sua), per due touchdown che valgono il controsorpasso per New England, 28-24.

Ma Seattle ha ancora un ultimo drive da giocare, può ancora dire l’ultima parola su questa partita straordinaria. Con 4 punti di scarto, inoltre, non ha scelta: il field goal non basterebbe neppure per l’overtime, ma con una meta il secondo titolo consecutivo sarebbe suo. E Seattle se lo gioca alla grande, quest’ultimo drive: Wilson completa un lancio morbidissimo per Lynch, quindi ne completa un altro per Kearse, quindi Lynch porta la palla come una furia, con la difesa dei Pats alle corde che riesce ad atterrarlo a una sola yard dal touchdown della sconfitta. Ci sono 20 secondi da giocare, tre tentativi e ancora due timeout a disposizione degli Hawks: Pete Carroll, coach di Seattle, chiama un tempo per organizzare al meglio la giocata decisiva, le due squadre si schierano sulla linea di scrimmage, quindi New England chiama un nuovo timeout, durante il quale cambia il personale e lo schieramento difensivo. Si gioca, finalmente, se non altro per allentare la tensione pazzesca, che attanaglia tutti, perfino chi è comodamente seduto sul divano di casa. Non si accettano scommesse sul fatto che la palla verrà affidata alla potenza di Lynch, per marciare su quell’ultima, ambitissima yard. Seattle invece decide inopinatamente di far lanciare Wilson, ed è l’errore che la condanna a una sconfitta traumatica e che consegna agli annali questa partita: Wilson gioca una slant su Matthews, ma il pallone viene intercettato da Butler, che realizza una giocata di straordinario fiuto tattico e prontezza fisica, chiudendo la partita e consegnando il titolo NFL a New England.

Da quel momento si apre il processo pubblico (e anche interno allo spogliatoio, c’è da scommetterci) a Pete Carroll e alla sua chiamata. Il coach ha provato a difendersi in una conferenza stampa, dicendo che lo staff non si è accorto dei cambi difensivi dei Pats durante il secondo timeout, e ha difeso la sua scelta dicendo che se Lynch è un grande running back anche Wilson è un grande quarterback, quindi dare la palla all’uno o all’altro è comunque una garanzia. Una spiegazione risibile, a mio parere, per quanto obbligata da parte di un coach che, in quel momento, avrebbe preferito essere in qualunque altro angolo della galassia piuttosto che davanti a un microfono. La sua scelta sarebbe potuta essere giustificabile se, accanto a Wilson, ci fosse stato un running back mediocre o che magari aveva già combinato disastri nella stessa partita; ma tu hai Marshawn Lynch, il running back più forte del campionato da almeno 3 anni, un campione che oltretutto sta giocando una partita strepitosa e che si esalta nelle situazioni a linea schierata, grazie al suo talento unico al mondo nel rompere i placcaggi avversari. Ciò premesso, come ti salta in mente di chiamare un lancio per prendere una sola yard? Con due tentativi a disposizione, oltretutto, visto che Carroll aveva ancora un timeout in tasca! Un errore clamoroso, che Seattle ha pagato a carissimo prezzo, com’è giusto che sia. Dura lex sed lex.

Fin qui i motivi sportivi, che hanno reso unico questo Super Bowl. Mi preme però aggiungerne un altro paio, assolutamente personali. Questo Super Bowl rimarrà anche nella storia di Sport One, visto che è coinciso con il primo esperimento di telecronaca realizzato dal nostro blog, un esperimento (a mio modestissimo parere) ben riuscito e, soprattutto, molto molto divertente. I protagonisti li vedete nella foto in alto (da sinistra a destra, Davide Garzia, Gianluca Autore, il sottoscritto e Francesco Pumpo), e voglio consumare una riga di questo post per ringraziarli di vero cuore per avermi seguito in questo ennesimo e un po’ folle atto d’amore per lo sport. Per vedere (o rivedere) l’intera gara, con ottima qualità video, senza interruzioni pubblicitarie e, soprattutto, con il nostro commento, potete cliccare QUI.

L’ultimo motivo per cui questo Super Bowl può essere considerato unico nella storia è per una piccola grande soddisfazione personale: in sede di pronostico, infatti, sono riuscito a indovinare non solo la squadra vincitrice ma addirittura il punteggio esatto! Leggere per credere il post “incriminato”: scripta manent!

Autore

Gianluca Puzzo

Un commento

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  • Ancora non mi capacito dell’ultimo gioco dei Seahawks… perchè????

    P.S: incommentabile show di katy Perry? mi è sembrato di gran classe invece!

Gianluca Puzzo

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