Terza parte sulla storia dei campionati europei che giunge quasi ai giorni nostri: ricordiamo quanto accaduto dall’edizione 1992 segnata dall’incredibile vittoria della Danimarca, fino al 2004 dove a sorpresa si affermò la Grecia.

A partire dalla fine degli anni ’80, una serie di eventi politici come la disgregazione politico-geografica dell’ormai ex Unione Sovietica segnò l’inizio dell’autonomia di molte nazioni, che anche dal punto di vista sportivo rivendicarono la loro autonomia andando ad incrementare il numero di nazionali partecipanti (in questo caso) alla fase di qualificazione dei campionati europei.
Quella di Svezia ’92 fu la nona edizione del campionato europeo, dove nel turno di qualificazioni la Comunità degli Stati Indipendenti (C.S.I.) prese il posto dell’Unione Sovietica, federazione riconosciuta dalla Fifa dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica.
La Jugoslavia, nonostante avesse vinto il proprio girone eliminatorio, venne esclusa dalla fase finale a causa della guerra ed al suo posto fu ammessa la Danimarca, che aveva concluso al secondo posto.
Nessuno avrebbe scommesso sulla favola danese, visto che nel girone della fase finale era finita dietro la Svezia, ma davanti a Francia ed Inghilterra i danesi si esaltarono, totalizzando una vittoria ed altrettanti pareggi e sconfitte, due gol fatti e due subiti; poi arrivò la vittoriosa semifinale contro l’Olanda dopo i calci di rigore, per un errore di Van Basten nella serie, infine il miracolo del 26 giugno a Goteborg con la vittoria finale per 2-0 contro la Germania.
Per dare il senso dell’impresa, basti pensare che la notizia del ripescaggio avvenne il 31 maggio, ovvero pochi giorni prima dell’esordio previsto l’11 giugno contro l’Inghilterra.
Fu l’Inghilterra ad ospitare Euro ’96 e, per la prima volta, furono sedici le nazionali ammesse alla fase finale, mentre per i motivi sopra detti dovuti a vicende politiche, aumentò considerevolmente il numero delle rappresentative iscritte ai gironi di qualificazione, la cui formula fu quella delle prime classificate di ciascun girone direttamente alle fase finale e spareggio tra le migliori seconde di ciascun girone per gli ultimi posti disponibili.
L’Italia, dopo il convincente avvio contro la Russia, perse a sorpresa contro la Rep. Ceca all’esordio in una competizione internazionale dopo la dissoluzione della Cecoslovacchia, infine il pareggio nell’atto conclusivo contro la Germania sancì l’eliminazione.
Bellissimo il torneo, contraddistinto dalla cornice di pubblico ed in molte sedi da stadi senza barriere e con i tifosi vicini al rettangolo di gioco.
Giovani e futuri campioni come Pavel Nedved e Karel Poborsky trascinarono la Rep. Ceca in finale, ma nonostante il vantaggio iniziale di Berger vennero battuti da Olivier Bierhoff autore di una doppietta, tra cui la rete definitiva al golden gol, ovvero la regola che prevedeva ai supplementari la vittoria della squadra che segnava per prima.
La prima edizione del nuovo millennio venne organizzata insieme da Olanda e Belgio dal 10 giugno al 2 luglio 2000: per noi italiani è un ricordo amaro per quella mancata vittoria sfumata ad un soffio dal triplice fischio contro la Francia con cui ci vendicammo sei anni più tardi nella finale mondiale di Berlino.
Nella fase a gironi il cammino degli azzurri fu esaltante, con tre vittorie su altrettante partite, ai quarti superammo la Romania ma in semifinale trovammo l’Olanda. La partita fu semplicemente epica, in uno stadio di Amsterdam interamente colorato d’arancione; già nel corso del primo tempo rimanemmo in inferiorità numerica, Toldo parò due rigori durante i 90 minuti, ancora sofferenza nei supplementari e nei rigori ancora decisive le parate del portierone italiano, insieme all’incredibile cucchiaio di Totti a Van der Sar.
In finale accarezzammo la Coppa dopo il vantaggio di Del Vecchio, ma venimmo purtroppo raggiunti nei minuti di recupero da Wiltord e la definitiva chiusura di Trezeguet al golden-gol: per la Francia fu il bis del campionato europeo dopo la vittoria al mondiale di due anni prima.
Tantissime furono le sorprese nella successiva edizione di Portogallo 2004 dove nessuno avrebbe mai immaginato, che la partita inaugurale tra Portogallo e Grecia si sarebbe ripetuta in finale.
Tanta amarezza per l’Italia, che terminò il girone con cinque punti, gli stessi di Svezia e Danimarca che nell’ultima partita pareggiarono 2-2 facendo gridare al cosiddetto “biscotto”. Tra gli azzurri brillò il giovanissimo Cassano ma il cammino finì anzitempo, pur gettando le basi di un gruppo che due anni dopo avrebbe vinto il campionato del mondo.
Dicevamo di una finale inedita, dove la Grecia si affermò contro un Portogallo di una generazione al culmine del suo percorso, schierando il giovanissimo Cristiano Ronaldo destinato a fare la recente storia del calcio mondiale. Il titolo europeo della nazionale ellenica è a tutt’oggi considerato, al pari di quello della Danimarca nel ’92 e della Premier vinta dal Leicester nel 2016, una delle più grandi sorprese dell’intera storia del calcio.

