
Nel Gran Premio d’Ungheria un’adrenalina di eventi, finiti comunque in secondo piano per il pesante atteggiamento di Verstappen anche nei confronti del suo stesso team.
La lingua batte dove il dente duole, così ci pensa Nino Martoglio ed il mio/nostro caro “Combattimento di Orlando e Rinaldo”, a suggerire un sereno titolo all’invece pessimo teatrino andato in scena all’Hungaroring.
Se i due paladini combatterono per la bella Angelica, alias “un pilu di fimmina”, stavolta è bastato un po’ del tono Papaya che oramai da diversi anni è tornato a colorare la McLaren, per fare andare in tilt il cervello di Verstappen, autore di pesanti critiche oltre che un linguaggio poco consono, essendo il palco del Gran Circus un riferimento per gli appassionati del motorsport e non solo.
Ha dovuto ricredersi chi (noi compresi) avevano più volte osservato un pilota cresciuto, maturato nella convinzione e approccio con i colleghi, compreso l’ultimo periodo quando avevamo sottolineato più volte il “fattore Max” anche nel confronto di Perez, e di quanto fossero state “sue” le prestazioni da Imola in avanti, quando sulle proiezioni era evidente di come e quanto la Red Bull non fosse più dominante come l’anno scorso.
Evidentemente troppo facile essere sereni quando si guida la macchina più veloce, meno quando vedi un rivale dapprima vicino gli specchietti, poi davanti senza avere possibilità di rimonta con quelli che, fino a ieri, erano i propri punti di forza.
Ricordiamo come l’olandese abbia sempre manifestato la sua irruenza fin dall’inizio della sua carriera, su cui la Red Bull ha lavorato facendo leva sul talento insieme a tale cattiveria per costruirne un campione in pista.
Un velo d’illusione già anticipato nelle scorse settimane, quando aveva iniziato a spingere con toni diretti alla crescita tecnica della macchina, ad aggiornamenti che non andavano di pari passo con la sua guida, rispetto ad avversari agguerriti ed un livellamento verso l’alto delle prestazioni, soprattutto di McLaren e Mercedes, purtroppo non della Ferrari sulle sabbie mobili dal post-Montecarlo.
Non capisco perché non posso essere esplicito via radio. Se a qualcuno non piace può stare a casa.
Max Verstappen, al termine del Gp
La doppietta della McLaren, che già come team aveva più volte rimandato la vittoria per propri errori di strategia, ha rappresentato una crescita dell’esasperazione in un team già in fibrillazione, paradossalmente nel momento in cui gli attori principali hanno siglato (in apparenza?) la pace, portando sull’orlo dei nervi persino il muretto, arrivato a dirgli in mondovisione di essere infantile, di fatto sminuendo la sua affidabilità proprio nel preciso contesto della presenza del padre Jos.
Pensereste mai ad un atteggiamento del genere con campioni del calibro di Prost, Senna, Schumacher o Hamilton?
Non perché fossero poco cattivi in pista, quanto invece per la capacità di non perdere la testa, nel sapere usare, almeno davanti ai media, parole di supporto allo stesso team che li aveva resi celebri, spingendo a lavorare insieme.
In queste ore l’opinione pubblica si è divisa, anche sulla veracità in un mondo dove le parole di circostanza e formalità sono oramai una regola; personalmente sono in parte d’accordo ma c’è sempre un limite, soprattutto quando usi termini fuori posto, persino offensivi nei confronti della tua stessa squadra che, per anni, grazie ad una macchina e strategie vincenti, ti ha permesso la gloria.
Di mezzo, ci metto anche talvolta delle decisioni dei commissari fin troppo morbide, che forse hanno innescato nella testa dell’olandese persino uno spirito di onnipotenza, di potere fare quello che vuole, di avere un peso specifico diverso dai colleghi, per cui lo stesso modo di difendersi in Austria da Norris viene criticato ad Hamilton proprio in Ungheria.
Mondiale riaperto?
Guardando la classifica piloti servirebbe un pesante terremoto, basterebbe invece maggiore continuità in quello costruttori, certamente adesso che i rivali (McLaren in primis) sanno di poter contare o meglio logorare sul fattore emotivo, per una seconda parte di stagione tutta da seguire, a cominciare tra pochi giorni dal Gran Premio del Belgio.