World Series ’16: 3-2 Indians, Cubs nella rete di Francona

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ws-2016-kipnisNel giorno di pausa dedicato allo spostamento delle World Series da Chicago a Cleveland per gara 6 e la molto probabile gara 7, la mera cronaca lascia spazio ancora una volta alle riflessioni sulle prospettive strategiche di questa serie fatta finora da partite a senso unico, con l’eccezione di gara 3. E non sarebbe un caso se, come previsto nel nostro precedente post, la pietra angolare del successo degli Indians si rivelasse proprio quella gara 3, l’unica vinta, finora, dalla squadra di Francona senza avere Corey Kluber sul mound.

Cleveland ha infatti vinto 1-0 quella gara 3, la prima giocata al Wrigley Field di Chicago, grazie a una splendida difesa e alla serata di scarsa vena dei Cubs nel box di battuta, con sole sei valide, tutti singoli, sparpagliate qua e là. Francona, finora il vero padrone tattico di questa serie, è stato bravissimo a fiutare l’aria del colpo grosso e così, dopo i 4.2 inning scoreless lanciati (un po’ a sorpresa) da Tomlin, ha mandato in campo i tre migliori assi del suo bullpen, senza risparmiarli: Miller, Shaw e Allen, in quest’ordine, hanno completato il capolavoro, consentendo agli Indians di portare a casa un successo d’importanza capitale con il solo punticino segnato da Martinez (pinch runner su Perez), avanzato in seconda grazie al bunt di sacrificio di Naquin, poi salito in terza per un wild pitch di Edwards jr. ed infine spedito comodamente a casa da un singolo di Coco Crisp, a sua volta pinch hitter su Santana. Vi basti questa descrizione per capire quanta mano di Francona c’è su questo punto, con due sostituzioni e una chiamata di bunt tutte decisive.

In gara 4, come detto, Cleveland ha sfruttato al meglio il fattore-Kluber, dominando 7-2 e portandosi sul 3-1 nella serie. Il popolo Cubs si era illuso con il punto del vantaggio segnato da Fowler nel primo inning, ma gli Indians hanno pareggiato subito con un solo homer di Santana, prendendo poi il largo lentamente ma inesorabilmente inning dopo inning, fino alla spallata finale di Kipnis, autore di un home run da 3 punti nel settimo su Wood che ha spento ogni velleità dei padroni di casa con un 7-1 mortificante. Fowler ha segnato il punto della bandiera con un solo homer, ma non poteva essere questa fiammata individuale a mascherare le difficoltà di un attacco che, fin lì, aveva messo a segno solo una valida su 27 turni con uomini in base.

I Cubs non potevano chiudere tristemente la stagione davanti al loro pubblico, e in gara 5 hanno avuto un bel moto d’orgoglio, reagendo rabbiosamente allo svantaggio iniziale generato dal solo homer di Ramirez nel secondo inning. Il tempo di assestarsi, e di capire che Bauer non è Kluber, ed ecco i Cubs che ribaltano la situazione, bussando prima con un doppio di Rizzo e poi con un quarto inning da tre punti (homer di Bryant, punti di Rizzo e Zobrist) che li porta avanti 3-1. Il punto di Davis su singolo di Lindor, nel sesto, riporta sotto Cleveland, ma a quel punto il manager dei Cubs, Maddon, gioca la carta dell’ “ora o mai più”, spremendo per quasi tre inning in suo fenomenale closer, Aroldis Chapman, che con una sontuosa prestazione congela la partita sul 3-2.

E si torna a Cleveland, quindi, per una gara 6, stanotte, e una quasi certa (a nostro parere) gara 7 mercoledì nella notte italiana. Da un punto di vista strategico, la situazione è ideale per gli Indians, con i Cubs che però possono ancora mettere le mani sul titolo, ma devono prendersi la responsabilità di sparigliare qualcosa in corso d’opera, perché se restano su questi binari finiranno per vincere agevolmente gara 6 (Arrieta contro Tomlin è un mismatch a loro favore) ma per perdere in gara 7. Ecco l’analisi dei fattori ancora in gioco.

1- I lanciatori.
Come detto, gara 6 è per i Cubs, in teoria, con Arrieta che ha fatto faville in gara 2. Ma bisognerà vedere lo sviluppo della partita, e lì saranno decisive le scelte di Francona (l’unico che può permettersi di scegliere, visto che Maddon deve vincerla per forza). L’ideale per Cleveland sarebbe una partita dura, punto a punto, in cui comunque Francona potrebbe mettere dentro le seconde linee del bullpen mentre Chicago, chiamata al “do-or-die”, dovrebbe spremere Chapman e Strop, i suoi rilievi migliori. Anche perdendola, Francona si troverebbe in enorme vantaggio tattico per gara 7, con Kluber, Miller e Allen freschi: un terzetto contro cui il lineup dei Cubs andrebbe incontro al disastro. Al contrario, l’ideale per i Cubs sarebbe un complete game di Arrieta, con una vittoria acquisita in anticipo, per risparmiare i rilievi. A quel punto, in gara 7, con Hendricks partente, Maddon potrebbe permettersi di toglierlo alle prime difficoltà e giocarsi due terzi di partita col bullpen, magari spremendo per lo sprint finale ancora Champman, che i battitori di Cleveland non riescono a toccare.

2- I lineup.
Il fatto di giocare con le regole dell’American League, paradossalmente, favorisce i Cubs, che possono schierare Schwarber come designato fin dall’inizio, concedendogli più turni di battuta per trovare il ritmo. Il ragazzo ha fatto vedere cose egregie nelle prime due partite, mentre è andato decisamente meno bene come pinch hitter a Chicago. Quanto a Cleveland, non è detto che, ora che è in vantaggio, Francona insista ancora con il suo baserunning aggressivo, tattica che finora si è scontrata spesso contro le fucilate aggressive dei catcher dei Cubs, Contreras e Ross, evidentemente sollecitati in tal senso dal loro staff. Non ci sorprenderebbe se il manager degli Indians passasse ora a una gestione più razionale dei suoi uomini in base. Se ciò accadesse, e se Cleveland dovesse vincere in gara 7, Francona sarebbe davvero l’MVP di queste World Series.

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Gianluca Puzzo

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