World Series ’16: Cubs-Indians, 10 temi per capire chi vincerà

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mike-napoliTravolti dal sovrapporsi di partite e campionati come il rag. Fantozzi davanti alle tribune politiche prima delle elezioni, ci cospargiamo il capo di cenere per non aver scritto come in precedenza sulle gare conclusive delle Conference Finals, vinte (ormai lo saprete) dagli Indians 4-1 sui Toronto Blue Jays e dai Cubs 4-2 sui Los Angeles Dodgers. Ma mentre la superiorità di Cleveland su Toronto è stata netta fin dal principio della serie, ha fatto più sensazione il crollo verticale dei Dodgers, usciti con le ossa rotte e un parziale negativo di 23 punti a 6 dalle ultime tre partite con i Cubs.

Da stanotte, quindi, sarà Cubs-Indians, saranno World Series. Una sfida inattesa e inedita tra due squadre talentuose ma storicamente perdenti, divenute negli anni, grazie a film e fumetti, il vero e proprio simbolo dell’essere perdenti; inutile girarci intorno, insomma, questa finale è un po’ come vedere Charlie Brown contro il succitato Fantozzi. Cleveland non vince il titolo dal 1948, Chicago sponda Cubs addirittura dal 1908, ma una delle due ora dovrà per forza cambiare il corso della propria storia, passando finalmente, almeno per una stagione, dalla parte dei vincenti. E per farlo dovrà uscire da una serie difficilissima da pronosticare ma quasi certamente lunga, sei o sette partite, che contrappone la squadra più forte dell’anno (Chicago) a quella con il miglior bullpen e il miglior gioco sulle basi (Cleveland). Se tutto va secondo i piani, i Cubs sono più forti, ma questi Indians hanno dimostrato di essere dei grandi opportunisti, e in una battaglia punto a punto potrebbero avere delle chance. Molti sono i temi tecnici e tattici emersi in questi giorni nelle varie analisi sui media americani; proviamo a sintetizzarli.

1- Baserunning vs starting pitcher.
Con Lester, Arrieta, Hendricks e Lackey, Chicago ha un quartetto formidabile di partenti, che contro L.A. ha lanciato tre quarti degli inning giocati, ma nessuno di loro ha come punto forte la difesa delle basi. Lester è certamente il peggiore dei quattro, ma Arrieta, il migliore, ha il problema di essere ricevuto da Montero, il meno dotato nel tiro tra i tre catcher dei Cubs. Il risultato è che in stagione gli avversari dei Cubs hanno avuto il 77% di successo nelle rubate, contro una media generale del 72%. E gli Indians sanno essere molto veloci sulle basi: secondi nella percentuale di rubate (81%), quarti nel totale delle basi rubate (134), primi nei punti segnati su singolo partendo dalla seconda base (129). Ma per poter fare tutto ciò, devono arrivarci in base, e battere valido contro quei quattro non è propriamente una passeggiata… È comunque un duello chiave, senza dubbio.

2- Il ritorno di Kyle Schwarber.
I tifosi dei Cubs non possono attendersi miracoli da un giocatore fermo da sette mesi per infortunio, ma certo è che averlo in panchina, pronto a subentrare come designato o come pinch hitter, è una freccia in più nella faretra di Joe Maddon. La scorsa stagione, da rookie, il giovanotto aveva fatto segnare numeri notevoli nel box, tra cui 16 home run, e la scorsa settimana nella Arizona Fall League ha mostrato progressi tali da spingere i Cubs a inserirlo nel roster per le World Series. Lui avrà fame di riprendersi la scena alla prima occasione, ma non è detto che i lanciatori degli Indians siano già alla sua portata.

3- Danny Salazar.
A proposito di ritorni, anche gli Indians hanno quello che potrebbe essere il loro “uomo della provvidenza”. Infortunato da settembre, il talentuosissimo lanciatore dominicano è stato inserito nel roster per le World Series; difficile che trovi posto nella starting rotation a causa della durata limitata (si dice 3 o 4 inning al massimo), ma potrebbe aggiungere ulteriore forza a un bullpen già straordinario.

4- Corey Kluber.
Il migliore asso nel mazzo dei partenti di Cleveland verrà sfruttato fino all’osso (giustamente), proprio come fece due anni fa San Francisco con Madison Bumgarner. Lancerà certamente le gare 1 e 4, e poi, anche con pochi giorni di riposo, se servirà anche gara 7. Se mantiene lo standard mostrato tutta la stagione, è una brutta gatta da pelare per l’attacco di Chicago.

5- “Troubles with the curve”.
Citiamo il titolo del film di Clint Eastwood per parlare di un’interessantissima analisi fatta da Tom Verducci su Sport Illustrated: la pericolosità delle curve lanciate da Cleveland per i battitori dei Cubs. Kluber, Tomlin e Allen, tre ottimi lanciatori di curve offspeed, hanno mandato in tilt le mazze di Toronto, non a caso all’ottavo posto del ranking contro le fastball ma solo al ventiseiesimo contro le curve. I battitori dei Cubs sono quarti contro i lanci veloci e diciottesimi contro le curve…

6- Chi segna per primo è a metà dell’opera.
Ogni serie e ogni partita fanno storia a sé, siamo d’accordo, ma in questa postseason la squadra che ha segnato il primo punto ha poi vinto nel 70% dei match. Le due squadre hanno mostrato strade diverse nel mantenere “in ghiaccio” il vantaggio, Chicago con i partenti lunghi e Cleveland usando di più il bullpen, ma il risultato è stato lo stesso: sono dei front runner che difficilmente lasciano che si ribalti il tavolo.

7- Difesa perfetta.
I Cubs non concedono un punto non guadagnato dal 29 settembre, esattamente 120 inning. Cleveland dovrà essere brava e coraggiosa a smuoverli dal loro velluto, altrimenti non avrà scampo.

8- Fattore campo.
Un non-fattore, finora, in questi playoff e nella storia delle World Series, considerando che la squadra di casa ha vinto solo il 55% delle partite giocate. Sarà una serie da giocare sera dopo sera, senza tanti ragionamenti sulle strisce casalinghe.

9- Fattore gara 1.
Al contrario di quanto si potrebbe pensare, gara 1 non è affatto la meno importante di tutte le partite di una serie. Nella storia delle WS, chi ha vinto il match d’apertura ha poi conquistato il titolo nel 64% dei casi. Quindi chi saprà partire bene già da stanotte potrebbe avere una marcia in più.

10- I bombardieri.
In questa postseason, finora, il 42% dei punti è arrivato grazie a un fuoricampo. Ovvio, quindi, che le maggiori attese siano puntate sui bombardieri dei rispettivi lineup. Entrambe le squadre hanno due giocatori sopra i 30 homer in stagione (Rizzo e Bryant per i Cubs, Napoli e Santana per gli Indians) e un altro sopra i 20 (Russell e Kipnis): chi di loro saprà picchiare più duro darà una grossa mano a tutta la squadra.

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Gianluca Puzzo

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