I Boston Red Sox si aggiudicano le World Series 2013 chiudendo la serie 4-2: troppo forti, semplicemente troppo forti i Sox per questi Cardinals, ai quali sono venute a mancare, lentamente ma inesorabilmente, le certezze dei lanciatori partenti. Gara 6 è durata solo quattro inning, giusto il tempo per i Sox di volare 6-0, di sbriciolare il monte di lancio del pur talentuoso Wacha (forse ancora troppo giovane per partite di questa importanza) e di mandare in delirio il proprio pubblico, che dal 1918 non assisteva a una vittoria casalinga del titolo. Il Fenway Park ha così dato il via ai festeggiamenti in anticipo, dando sfogo a tutta la gioia repressa dopo un anno doloroso per la città (l’attentato alla maratona, la chiusura di alcune fabbriche), dimenticato per una notte grazie all’impresa dei suoi adorati figli barbuti.
Lo sprint finale dei Sox è stato inesorabile, basti un dato su tutti, quello dei punti realizzati nelle gare 4, 5 e 6. Dopo il concitato finale di gara 3 Boston si è ritrovata sotto 2-1 nella serie; da quel momento ha infilato tre vittorie consecutive, due delle quali in trasferta, con un parziale complessivo di 13 punti a 4. E così la franchigia che aveva dovuto attendere qualcosa come 86 anni (dal 1918 al 2004) tra un titolo e l’altro, a causa della famigerata “Maledizione del Bambino” lanciatale da un certo “Babe” Ruth, ora si ritrova ad essere la più vincente dell’ultimo decennio, grazie ai tre titoli del 2004, 2007 e, appunto, 2013. Queste tre annate straordinarie hanno un nome in comune, quello dell’unico giocatore presente in tutti i successi, che ieri è stato definitivamente consacrato alla leggenda di questo sport grazie al premio come MVP (ribattezzato Most Valuable Papi) di queste World Series: David Ortiz.
“The Big Papi” ha chiuso le finali con una media battuta stratosferica di 688, media di arrivo in base di 760 e slugging di 1.188, 11 valide su 16 turni, 2 home run e 6 punti battuti a casa, oltre ad aver giocato più che dignitosamente tre partite anche come difensore di prima base. Non è difficile collocare quella di Ortiz come la migliore prestazione offensiva nelle World Series degli ultimi trent’anni. La scelta di St. Louis di non giocarci contro, mandandolo per quattro volte in prima base intenzionalmente (come avevo peraltro invocato in un mio precedente post), è arrivata troppo tardi, solo in gara 6, ed è sembrata ai più la classica chiusura della stalla dopo che i buoi erano già scappati. Bisognava farlo già nelle tre gare di St. Louis, quando le regole della National League avevano costretto Boston a rinunciare a Mike Napoli, secondo miglior slugger della squadra. Con Napoli in panchina e Ortiz reso innocuo, sarebbe cambiato forse (e sottolineo forse) qualcosa per i Cardinals, che ora dovranno guardarsi intorno per trovare almeno un paio di pezzi pregiati (un terza base e un esterno centro) in sostituzione di qualche elemento ormai al capolinea. Discorso diverso per i Sox, che di elementi anziani ne hanno parecchi (specie sul mound); ma non è questo il momento di guardare al futuro, ora a Boston si festeggia alla grande.